Era la primavera del 1940 quando, cinquanta miglia a nord di Londra, per la prima volta nella storia dell’uomo, una macchina venne messa contro un’altra macchina, dando vita – forse inconsapevolmente – a quella che sarebbe poi diventata l’informatica moderna. È nella tenuta di Bletchley Park, infatti, che sin dall’inizio della Seconda guerra mondiale il matematico Alan Turing e un gruppo di infaticabili studiosi si dedicarono giorno e notte in gran segreto a decriptare i messaggi della Germania nazista, che le truppe tedesche potevano leggere grazie alla celebre «Enigma», una macchina a rotore elettromeccanico innovativa e fino ad allora infallibile. Ci vollero mesi e mesi, ma alla fine nacque «Bombe» (la bomba crittologica), un mastodontico calcolatore che arrivò a decrittare 84mila messaggi al mese (due al minuto), contribuendo in maniera decisiva a ribaltare le sorti del conflitto e – concordano gli storici – riducendone i tempi di qualche anno.
Oltre ottanta anni dopo, è proprio qui, nell’evocativa Bletchley Park, che si è aperto ieri l’AI Safety summit, la due giorni organizzata dal primo ministro inglese Rishi Sunak per ragionare a livello globale su opportunità, rischi e governance dell’intelligenza artificiale a quasi un anno da quando OpenAI ha rilasciato al pubblico il chatbot ChatGPT. Da allora si è aperto un acceso dibattito sui pericoli di una perdita di controllo dell’intelligenza artificiale e sull’eventualità di un uso improprio delle sue potenzialità.
D’altra parte, la questione non è nuova se già negli anni Quaranta uno dei padri della fantascienza, Isaac Asimov, aveva immaginato le Tre leggi della robotica (la prima è che «un robot non può recare danno a un essere umano né permettere che a causa del suo mancato intervento riceva danno»). E pure lo stesso Turing, in un articolo accademico del 1950, ragionava su quella che oggi è una domanda di grande attualità: «Le macchine possono pensare?».
Insomma, che Sunak abbia deciso di lanciare la prima vera conferenza globale sull’intelligenza artificiale è certamente un passo verso il futuro. Al di là delle inevitabili ragioni industriali e geopolitiche che spingono il primo ministro inglese. A partire dall’idea di far diventare Londra una sorta di hub nella corsa alle nuove tecnologie, provando a incunearsi tra due giganti come Stati Uniti e Cina. Non è un caso che The Guardian, quotidiano britannico con oltre duecento anni di storia, sottolinei come la «terminologia utilizzata» nell’evento di Bletchley Park sia «distorta verso lo status quo» e riecheggi «un linguaggio industriale» che strizza l’occhio alle aziende delle grandi tecnologie.
Però il tema etico e il fronte della sicurezza restano centrali. L’intelligenza artificiale può infatti accelerare la diagnosi di malattie o semplificare i processi produttivi, ma può anche portare pericoli imprevedibili (attacchi informatici, la progettazione di attentati o armi biochimiche, la disinformazione globale). Al vertice sono stati invitati un gruppo selezionato di Paesi e le aziende del settore. Ieri l’Italia è stata rappresentata dal ministro Adolfo Urso, oggi ci sarà invece Giorgia Meloni. La premier sulla materia è da tempo molto sensibile, tanto che il G7 che si terrà a giugno 2024 a Borgo Egnazia (in Puglia) avrà come tema centrale proprio l’intelligenza artificiale. Oggi, nel suo intervento, Meloni auspicherà un’etica degli algoritmi ribadendo quanto già detto a settembre a New York all’assemblea generale delle Nazioni Unite: «Non bisogna far l’errore di considerare questo ambito una sorta di zona franca senza regole» perché «l’evoluzione della tecnologia deve rimanere al servizio dell’uomo». Per Asimov era la prima legge della robotica, Meloni la chiama «algoretica» e con l’auspicio di un quadro normativo globale.
Al summit - tra gli altri - partecipano anche la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il viceministro della Tecnologia cinese, Wu Zhaohui, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Ieri è intervenuto con un video-messaggio Carlo III, sottolineando come i rischi dell’intelligenza artificiale debbano essere affrontati con «un senso di urgenza, unità e forza collettiva».
Ma è stata anche la giornata di Elon Musk, che al termine del vertice avrà una conversazione con Sunak su «X». L’intelligenza artificiale, ha detto, ha bisogno di «un arbitro» perché è «una delle più grandi minacce» per l’umanità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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