Il piano di ricollocamenti europeo è oramai fallito. Quel documento, siglato a giugno e descritto come “storico” dalla commissaria Ylva Johansson, viene adesso considerato “morto” dai rappresentanti dei principali Paesi dell'Ue. A sostenerlo è stato, così come riportato da AgenziaNova, l'inviato dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel.
L'Ue adesso starebbe lavorando a un nuovo piano, il quale non dovrebbe più prevedere l'attuale sistema di ricollocamenti dei migranti proposto più volte negli ultimi anni e rivelatosi quasi sempre fallimentare.
Il fallimento dei ricollocamenti
Il punto di partenza per la stesura di un nuovo piano, secondo Cochetel, è il superamento del piano presentato a giugno. L'idea di fondo in ambito Ue, riportata dall'inviato dell'Unhcr e ripresa da Agenzia Nova, consiste nel fatto che un sistema di ricollocamenti dei migranti nel resto d'Europa non può funzionare "senza restrizioni alla libertà di movimento".
Inoltre la non obbligatorietà dell'accoglienza, basata invece fino ad ora sul principio di solidarietà volontaria di alcuni Stati membri dell'Ue, non ha permesso al piano di svilupparsi con concreti risultati. Anzi, i ricollocamenti sono stati molto pochi. In quattro mesi, secondo i dati della stessa commissione Ue, appena 112. Quando invece soltanto Francia e Germania avevano promesso di farsi carico di almeno 7.500 migranti sbarcati in Italia.
La diatriba tra Parigi e Roma, scaturita dalla vicenda Ocean Viking e dallo sbarco a Tolone della nave dell'Ong francese Sos Mediterranée, ha evidentemente fatto il resto. Decretando, tra i governi dell'Ue, l'idea di un vero e proprio definitivo fallimento della strategia sottoscritta a giungo.
Le tre ipotesi per il nuovo piano
Si sta invece facendo spazio, sempre secondo Cochetel, la necessità di arrivare quanto prima a un nuovo piano europeo. Un progetto in grado di non includere più ricollocamenti e quote divise di migranti tra i vari Stati Ue.
Sarebbero almeno tre le ipotesi sul piatto. La prima riguarda la creazione di zone di attesa internazionale nei punti più caldi delle frontiere Ue. Un'idea che ricalcherebbe grossomodo quanto fatto di recente dalla Francia, in relazione proprio allo sbarco di Ocean Viking. In questo caso i migranti verrebbero confinati per alcuni giorni all'interno di zone di attesa internazionale, circostanza che eviterebbe il formale attraversamento delle frontiere da parte di chi è appena approdato. Le aree di attesa internazionale potrebbero essere poste sotto giurisdizione Ue e gestite da Bruxelles. Qui verrebbero esaminate le domande di asilo e verrebbero predisposti gli atti per il rimpatrio di chi non ha i titoli per entrare.
L'altra ipotesi invece potrebbe prevedere lo sbarco delle navi Ong e delle navi militari con migranti a bordo in Paesi extra Ue. Cochetel ha parlato di Paesi quali l'Albania. Infine la terza idea è quella di effettuare i controlli e lo screening dei migranti direttamente su grandi navi ancorate in acque internazionali nel Mediterraneo e gestite dall'Unhcr. Una soluzione già provata in passato dalla stessa agenzia dell'Onu nel sud est asiatico.
In programmazione un vertice Ue sull'immigrazione
Che qualcosa si stia muovendo lo si intuisce, come sottolineato su IlMessaggero, dalle voci arrivate nelle
scorse ore da Bruxelles in cui viene data per imminente una nuova riunione straordinaria dei ministri dell'Interno dell'Ue. L'incontro, richiesto più volte dal governo italiano, potrebbe avvenire già il prossimo 25 novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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