L'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, lo afferma chiaramente nella conferenza stampa dopo il Consiglio Affari esteri dell'Unione europea. "Abbiamo discusso dell'immigrazione, ovviamente. Non era un punto specifico dell'agenda, ma ne abbiamo dovuto parlare", ha detto Borrell, "ma oggi non c'è stato nulla di concreto".
L'Europa, dunque, almeno per il momento non prende una posizione netta. Il segnale che arriva da Bruxelles è che non c'è alcuna condanna nei confronti dell'Italia (come auspicato dal fronte più vicino a Emmanuel Macron) né una presa di posizione contro la Francia. Per adesso dall'Europa c'è la volontà di discutere del tema in modo più complesso, articolando un discorso che riguarderà diversi punti in agenda sul nodo immigrazione e riguardo il difficile equilibrio tra accoglienza, solidarietà europea e differenti posizioni legate non solo a questioni politiche ma anche a differenze di natura puramente geografica: chi è alle frontiere dell'Ue ha altre esigenze rispetto a chi non è toccato dal traffico di esseri umani nelle stesse modalità
La posizione italiana è molto chiara e non cerca vie di fuga in solitaria ma un piano effettivamente europeo. "Al Consiglio ho posto il problema migrazione che è un problema europeo. Non è un problema d'Italia e Francia, Italia e Germania. Ho ribadito che per noi il tema dev'essere affrontato e risolto a livello comunitario" ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine del Consiglio Affari esteri. Per Tajani l'obiettivo è quello di avere soluzione sia a breve che lungo termine, ma senza arrivare a decisioni unilaterali. Tra questi obiettivi, quello di giungere ad accordi con i Paesi dall'altra parte della frontiera, Nei Balcani ma anche in Africa. "Certamente andrò in Africa. Ho già parlato con alcuni ministri degli Esteri dei Paesi del Nordafrica, compresa la ministra libica", ha detto il ministro degli Esteri, "il primo impegno ora è nei Balcani perché c'è una situazione di emergenza, ma andrò anche in Africa perché credo che sia giusto affrontare il problema a monte perché bisogna fare accordi con i Paesi di origine per fermare le partenze".
Se l'Africa è stata considerata centrale sin dall'inizio del mandato di Giorgia Meloni - come ribadito dalla stessa premier nel primo discorso alle Camere - da sottolineare anche l'importanza posta alla rotta balcanica, più volte segnalato di recente dal capo della Farnesina a dimostrazione di come quella parte dell'Europa non sia affatto dimenticata. Non c'è quindi solo la via del Mediterraneo centrale, quella più complessa da un punto di vista dei rapporti con le ong, del diritto umanitario e marittimo e della diplomazia. Anche la sfida balcanica torna spesso al centro delle dichiarazioni, a sottolineare proprio l'importanza della porta sud-orientale dell'Europa e anche del confine nordorientale italiano.
Sulla questione dei ricollocamenti, il governo italiano continua a tenere il punto chiedendo che l'accordo sulla redistribuzione dei migranti tra i vari Paesi dell'Ue sia rispettato. "Intanto manteniamo le regole che ci sono e applichiamole. Poi dopo se si può migliorare" ha spiegato Tajani. Il ministro forzista ha poi sottolineato che sulle ong la discussione continua. Dopo la dichiarazione della portavoce europea agli Interni, Anitta Hipper, che aveva detto ai giornalisti che non vi fossero distinzioni tra navi delle ong e altri mercantili che salvano vite umane al largo del Mediterraneo, il vicepremier italiano ha in ogni caso voluto soffermarsi sulla disponibilità a un confronto riguardo i rapporti tra queste imbarcazioni e le autortià statali. "Sono soddisfatto del dibattito, ognuno ha sostenuto la propria posizione ma non c'è stata polemica. Anche la Commissione mi è sembrata sensibile anche sul tema delle Ong a seguito della relazione inequivocabile di Frontex" ha dichiarato il ministro degli Esteri. Questo era stato palesato anche dalla lettera congiunta dei ministri dell'Interno di Grecia, Cipro, Malta e appunto Italia, che avevano nei giorni scorsi ribadito non soltanto la necessità di un vero coordinamento europeo sui ricollocamenti, ma anche posto il tema delle ong e di come si comportassero le navi di queste organizzazioni. Anche su questo punto ha parlato Tajani dopo il Consiglio europeo ribadendo come esiste un codice di condotta che "dev'essere rispettato. Perché un conto è il soccorso in mare, un conto avere un appuntamento in mezzo al mare. Una cosa completamente diversa".
Ora che i temi sono stati posti sul tavolo, occorrerà capire come potrà riuscire a svilupparsi la questione nel dibattito europeo passando a prime svolte concrete in termini di condivisione della tutela dei confini e della gestione del fenomeno. Il rapporto con la Francia è certamente centrale, come ribadito anche da oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma la frattura con Parigi, nata dalla reazione estremamente dura a quanto denunciato da Roma con la Ocean Viking, va ora inquadrata nell'ottica di una soluzione europea che l'Italia e i Paesi più esposti del Mediterraneo e dei Balcani cercano con insistenza.
L'Ue, anche in questo caso, si trova di fronte a un banco di prova su cui molti Stati membri aspettano risposte chiare e di livello appunto continentale. I precedenti, va detto, non sono però spesso conformi alle logiche della celerità e della solidarietà tra i vari membri dell'Unione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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