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La sinistra prova a stanare la Ue sull'Albania

Il commissario Brunnen: monitoriamo la situazione. Ma il Protocollo sarà parte integrante della normativa europea dal 2026

Motovedetta Degrazia per il trasferimento dei migranti dall'Albania
Motovedetta Degrazia per il trasferimento dei migranti dall'Albania
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Con l’opposizione che ci troviamo, anche l’ovvio diventa terreno di scontro politico. Per fare un dispetto all'Italia l’eurodeputata Pd Cecilia Strada ha presentato nei giorni scorso una interrogazione congiunta Pd (S&d), Avs (Verdi e Left) e M5s (Left), accusando di fatto il Protocollo con l’Albania e il sistema dei rimpatri accelerati verso i Paesi ‘sicuri’ di essere contro le regole europee.

Un tentativo strumentale per provare a mettere in difficoltà il nostro esecutivo. La risposta del commissario Ue agli Affari interni, Magnus Brunner, a prima vista sembra una presa di distanze Ue dall’intesa, in realtà si capisce bene che non ci sono margini per definirla distonica dalla normativa Ue sui rimpatri, né di quella attuale né tanto-meno del prossimo Piano immigrazione e asilo che dovrebbe entrare in vigore nel 2026, di cui gli hotspot extra Ue come l’Albania dovrebbe essere parte integrante, come ha ribadito di recente la stessa presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. “Sulla base delle informazioni di cui dispone la Commissione, l'iniziativa dell'Italia mira a trasferire determinate categorie di cittadini di paesi terzi intercettati in alto mare verso centri situati in territorio albanese, ma soggetti alla giurisdizione italiana, affinché ne vengano esaminate le domande di protezione internazionale. In caso di rifiuto di tali domande, l'Italia effettuerebbe procedure di rimpatrio da tali centri", dice il commissario Brunner alla sinistra.

"Ai sensi della direttiva rimpatri, il cittadino di un paese terzo il cui soggiorno nel territorio di uno Stato membro è irregolare può essere rimpatriato nel proprio paese di origine, in un paese di transito in conformità di accordi di riammissione a livello dell'Ue o bilaterali o di altre intese, o in un altro paese terzo, in cui il cittadino del paese terzo in questione decide volontariamente di ritornare e in cui sarà accettato. La Commissione continuerà a seguire da vicino l'attuazione del protocollo Italia-Albania, monitorando in particolare la corretta applicazione del diritto dell'Unione in tale contesto".

Quello che è pacifico è che l’attuazione del protocollo Italia-Albania "non deve compromettere il sistema europeo comune di asilo o incidere negativamente sulle norme comuni dell'Ue e deve inoltre essere complementare alle vie di accesso all'asilo esistenti e non può frapporsi alle finalità e agli obiettivi del diritto dell'Unione in quest'ambito, né ledere i diritti e le garanzie che gli Stati membri devono concedere alle persone che si trovano in queste situazioni".

Tutti parametri che il protocollo rispetta, tanto che l’Europa vorrebbe costruirci intorno una cornice giuridica europea. “Continueremo a seguire da vicino l'attuazione del protocollo Italia-Albania, monitorando in particolare la corretta applicazione del diritto dell'Unione in tale contesto", sottolinea Brunner.

Alla Ue e alla sinistra risponde a distanza il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: “Il progetto in Albania è un’operazione che presenta profili inediti e di complessità rispetto ai quali il governo è al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli sinora incontrati al fine di consentire la piena funzionalità dei centri realizzati", ha detto l’esponente della maggioranza, sottolineando come “le procedure accelerate di frontiera, a partire dal 2026, costituiranno un obbligo per gli Stati membri in virtù del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo e le nuove regole europee impongono all’Italia di organizzarsi per l’accoglienza e il trattenimento di diverse migliaia di persone; pertanto gli 880 posti delle strutture in Albania rappresentano un’indiscutibile opportunità".

Della possibilità di effettuare i rimpatri dei migranti illegali in Stati terzi diversi da quelli di origine, dove dovrebbero essere realizzati degli hub europei per la gestione delle procedure di rimpatrio verso il proprio Paese di origine, si è parlato l’altro giorno a Varsavia davanti ai ministri dell’Interno e della Giustizia Ue.

L’obiettivo comune di Italia e Ue è governare i flussi migratori entro una cornice di legalità e sostenibilità, contro i trafficanti di uomini e contro chi usa strumentalmente il diritto d’asilo per paralizzare le procedure di accoglienza, vedi i migranti senza diritto d’asilo che anziché essere

rimpatriati sono stati rispediti in Italia. Il 25 febbraio la Corte di Giustizia Ue dovrebbe chiarire il potere della magistratura di frapporsi alla volontà politica italiana ed europea di contrastare l’immigrazione irregolare.

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