Dopo 100 anni tornano a casa calamaio e pennino della Pace

Nella Villa Giusti dove un secolo fa Badoglio firmò la fine della guerra tra Italia e Impero Austro-Ungarico

Dopo 100 anni tornano a casa calamaio e pennino della Pace

Padova È un villa che parla di storia, memoria, testimonianze. Come quello di 101 anni fa, dove qui alle 18 e 39 del 3 novembre 1918 venne firmato l'Armistizio che pose fine alla Prima Guerra Mondiale. Siamo a Padova in Villa Giusti, e per la prima volta, il calamaio e il pennino originali con cui il tenente generale Pietro Badoglio e il generale Viktor Weber von Webenau posero fine alla guerra tra Italia e Impero Austro Ungarico, sono tornati a casa. E sono custoditi in una teca, al primo piano di questa Villa, proprio nella sala dove vennero condotte le trattative per l'Armistizio. Attorno anche le sedie autentiche, nere, compresa quella con le gambe più corte servita a Vittorio Emanuele III. Si dice che per la bassa statura non riuscisse a toccare terra con gli stivali se seduto. In una teca poi il tappeto che copriva il tavolo dove ancora si vedono le macchie dell'inchiostro e del tè o del vino usati dai membri delle Commissioni. Le trattative a Villa Giusti iniziarono il 1.novembre 1918 e si conclusero il pomeriggio del 3 novembre con la firma dei quattordici plenipotenziari. Il «cessate il fuoco» è del 4 novembre alle 15. Ora qui sul tavolo, ancora per qualche giorno, il calamaio e il pennino nero. Badoglio nel 1920 li aveva donati al Museo del Risorgimento di Roma che ora ha concesso il prestito ai proprietari della Villa, la famiglia Lanfranchi. Proprietari dal 1984, da quando la loro prozia che era la moglie di Vettor Giusti del giardino, morì senza figli. «La Villa in se è un simbolo - spiega al Giornale, Gerolamo Lanfranchi - è una somma di ricordi ma avere gli oggetti che hanno segnato il momento più significativo per l'Italia alla fine della Guerra è un emozione molto forte. Grazie al prestito abbiamo potuto mettere sullo stesso tavolo la copia autentica del Trattato - documento proveniente dall'Archivio Storico dello Stato Maggiore ndr - e la fonte del Trattato stesso: il pennino e il calamaio. Il calamaio venne donato dal generale Pietro Badoglio, ma non è chiaro come da questa casa sia uscito». La Villa venne scelta come sede delle trattative perché casa privata e perché poco nota ai servizi informativi austro - ungarici. Nella giornata di ieri e di domenica scorsa, una due giorni per le celebrazioni del 4 novembre a 101 anni dall'Armistizio. Si è partiti domenica con una conferenza sui «Dimenticati della Grande Guerra» con il ricercatore e giornalista Nicola Maranesi, l'editore Paolo Gaspari e il generale di brigata dello Stato Maggiore dell'Esercito Fulvio Poli. «Sì è parlato dei dimenticati - dice al Giornale il generale Poli - non ricordiamo più ciò che è avvenuto e quali sono stati i protagonisti. Gli stessi soldati non sono più ricordati. È importante invece ricordare il loro impegno e le loro sofferenze con gratitudine. Dobbiamo molto a loro. Tutti noi dovremmo riscoprire non solo la Storia ma la microstoria perché i nostri familiari si impegnarono per far del bene al nostro Paese». E infatti. Ieri, a essere protagoniste durante la conferenza Memoria e Presente, con Unioncamere Veneto e il professor Marco Mondini, sette imprese che hanno fatto la storia, sopravvissute a due Guerre Mondiali. Come la ditta Bortolotti Nardini, la grappa della celebre Bassano, attiva dal 1779; o l'attività molinaria dei fratelli Munari, fondata nel 1739 e attivi da ben otto generazioni. E poi ancora la Piave Maitex di Belluno, la società agricola Chiarion di Rovigo, Villa Sandi di Treviso, la Tenderini Marco di Venezia e Dalla Bernardina fratelli di Verona.

«Con questa iniziativa - dice Lanfranchi - vogliamo riproporre il ricordo di questi valori perché siano discussi e ripresentati al giorno d'oggi. Sono ricordi anche dolorosi ma la storia insegna poco e sono eventi che possono ricapitare».

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