Lo sprint per il Colle

Ecco chi sale e chi scende nella corsa al Colle. E come nel calciomercato si sogna (poco), si inorridisce (molto) e poi alla fine i colpi veri sono pochi

Lo sprint per il Colle

Roma - Il totoquirinale è un po' come il calciomercato. Si sparano tanti nomi, alcuni credibili altri tanto per vedere l'effetto che fa. Si sogna (poco), si inorridisce (molto) e poi alla fine i colpi veri sono pochi. In questo caso uno soltanto. Come il calciomercato, poi, vive di umori legati al quotidiano: se la tua squadra la domenica non ha segnato il lunedì si guarda a un bomber. Se ha preso troppi gol, tutti a caccia del centrale difensivo. Questo per dire che il borsino di oggi risente di queste suggestioni di giornata: la vittoria di Alexis Tsipras in Grecia che rimette un po' al centro del villaggio, come direbbe Rudi Garcia, l'estrema sinistra italiana, finora un po' trascurata nella contabilità quirinalizia. Il prepotente ritorno in campo dell'idea di Matteo Renzi di far votare ai suoi scheda bianca nei primi tre turni, ciò che difatto fa shiftare il giorno decisivo al sabato (il voto inizia giovedì alle 15, poi ce ne saranno altri due venerdì). Per ultimi ma non ultimi alcuni indizi, espliciti o impliciti, che fanno salire improvvisamente le quotazioni di Pier Carlo Padoa, Sergio Mattarella e Walter Veltroni .

Ecco il ragionamento che tiene alte le insegne di Pier Carlo Padoan. Dopo la nascita virtuale del Partito del Nazareno qualche giorno fa, quando furono i voti di Forza Italia a impedire a Renzi di andare sotto sull'Italicum, il premier è sembrato molto preoccupato di ricucire lo strappo con i malpancisti del Pd, cercando di salvaguardare l'unità del partito almeno su un tavolo così importante come quello dell'elezione del capo dello Stato. E uno dei pochi nomi che sembra in grado di metter tutti d'accordo, o quanto meno di evitare il gioco dei veti incrociati, è quello del ministro dell'Economia, lontano dalle correnti, spendibile sul piano internazionale e garante dell'europeismo proprio nei giorni in cui l'effetto Tsipras potrebbe far tornare in agenda anche in Italia le istanze anti-rigore che il nuovo governo greco sembra voler mettere pesantemente sul piatto. Gli stessi skills che tengono in piedi anche la candidatura del governatore di Bankitalia Ignazio Visco . Quanto a Mattarella, il veto di Berlusconi potrebbe venire meno.

Ma in questi giorni a largo del Nazareno sta crescendo un altro partito: quello che vorrebbe al Quirinale un ex leader del Pd o del centrosinistra. Si tratterebbe di una scelta pesante da un punto di vista politico, poco gradita a Forza Italia e a Ncd - che qualche giorno fa avevano dettato una pregiudiziale verso un nuovo presidente ex-comunista - e che per questo è vagliata con prudenza. Tra gli ex segretari i più spendibili sono Walter Veltroni e Piero Fassino , i meno indigesti a Silvio Berlusconi. Il Cav, infatti, conscio di non avere i numeri per imporre un nome, sta però cercando se non altro di garantirsi un potere di veto. Che ha già manifestato per Romano Prodi , comunque sempre in corsa. Si è invece un po' offuscata la stella di Giuliano Amato : anche lui paga il trend al ribasso del Partito del Nazareno, del quale è considerato il bomber. E Pietro Grasso , vittima della maledizione di Palazzo Madama (solo Francesco Cossiga arrivò al Quirinale da ex presidente del Senato).

E veniamo alle «quote rosa». Matteo Renzi, quello che, bene o male, ha il boccino in mano: «Non so se c'è lo spazio perché si chiuda su una donna, lo verificheremo». Parole che, pur se caute, ridanno fiato per qualche ora alle speranze di vedere colorato di rosa per la prima volta nella storia repubblicana il Colle più alto.

Quindi, quantomeno stabili le quotazioni delle uniche due signore con qualche concreta possibilità di farcela: il ministro della Difesa Roberta Pinotti , e, un passo indietro, la senatrice Anna Finocchiaro .

Dai che manca poco. Al massimo quattro o cinque giorni.

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