«Hai fatto la spia!». E lo accoltella all'entrata di scuola. Poi fugge con la lama insanguinata in mano. Subito dopo, in lacrime, la ragazzina chiama i carabinieri. Protagonisti due alunni della seconda media dell'Istituto Antonio Vivaldi di Santa Maria delle Mole, frazione di Marino. Luca, chiamiamolo così, e Maria, altro nome di fantasia, sono entrambi 12enni. Luca, colpito con vari fendenti a una mano e al torace, viene trasportato al Bambino Gesù anche se le ferite, fortunatamente, sono superficiali. Non imputabile, per l'età, la ragazzina. Succede tutto alle 8 di ieri in via Giovanni Prati, appena i genitori lasciano i figli davanti alla cancellata d'ingresso.
Secondo Maria, Luca avrebbe raccontato a una professoressa che il compito svolto in classe la settimana prima l'aveva copiato tutto da lui. La rabbia è tanta verso il suo compagno di banco, tanto che Maria decide di fargliela pagare. Dopo aver fatto colazione, afferra un coltello da cucina e se lo nasconde nello zaino.
Poi, come se niente fosse, esce di casa. Quando Luca si avvicina in cortile per salutarla, per tutta risposta lei lo colpisce al petto. Luca cerca di parare i colpi ma viene ferito sul dorso di una mano. Le urla fanno accorrere i professori che li separano. Maria, sconvolta, scappa. Luca è a terra, la maglietta imbrattata di sangue. Maria, a poche centinaia di metri di distanza, chiama il 112.
«L'ho preso a coltellate, io sono dietro scuola» spiega. Mentre il 12enne viene trasportato in ambulanza al pronto soccorso pediatrico, i carabinieri della stazione di Santa Maria delle Mole, dopo aver bloccato la ragazza, sequestrano il coltello e la T shirt sporca di sangue. Maria viene accompagnata in caserma dai genitori, allertati di quanto successo. Arriva anche il magistrato dei Minori che ascolta, e mette a verbale, il racconto dei due ragazzini. Insomma ancora violenza fra giovanissimi. E se questa volta l'aggressore non è imputabile, sotto accusa vengono messi genitori e insegnanti.
«L'accoltellamento tra ragazzi è inaccettabile e fallimentare - si legge in una nota del sindacato dei presidi -. La scuola italiana sta affrontando una crisi di valori e di riferimenti, incapace di promuovere modelli positivi che contrastino la crescente cultura della violenza». Una sfilza di aggressioni brutali tra minorenni. A cominciare dalla rissa a colpi di coltello fra liceali a Ferentino poco più di due settimane fa. Una lite scoppiata per difendere una compagna di classe e un 16enne finisce in Terapia intensiva per una coltellata che gli perfora la milza. A Napoli, ai quartieri spagnoli, è un 15enne a colpire a morte un suo coetaneo, Emanuele Tufano, ucciso da un proiettile alla schiena mentre cerca di fuggire fra i vicoli del centro storico. Sempre di Napoli è il minorenne, 17 anni, che venerdì spara a un gruppo di giovani «colpevoli» di avergli pestato un piede. La pistola? Acquistata per pochi euro in un campo rom. Muore Santo Romano, 19 anni, promessa del calcio, intervenuto per difendere un amico. A Piacenza è un 15enne a spingere giù dal balcone la fidanzata di 13 anni, Aurora, uccidendola.
Riguardo all'accaduto di ieri, il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha detto: «Dobbiamo dire basta a questo diffondersi della
violenza fra i giovani. Abbiamo approvato nuove norme sulla condotta. Quest'anno entreranno in vigore. Vogliamo ripristinare l'autorità dei docenti nelle classi. Dobbiamo vietare l'utilizzo dei social ai minori di 15 anni».
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