Il 2 giugno del Colle fra Europa e guerre

Mattarella rilancia la sovranità dell'Ue. E sui conflitti: "Pace senza baratti insidiosi2

Il 2 giugno del Colle fra Europa e guerre
00:00 00:00

Ecco Giorgia che attraversa i giardini sorridendo a suo agio, ma la marcia è lenta: mani da stringere, grand commis da salutare, racconti da ascoltare, paroline da pronunciare. Ecco Elly, anzi no, è rimasta a Milano, il Pd è rappresentato dalla vecchia guardia: D'Alema, Veltroni, Violante. Ecco Renzi e Calenda che si guardano storto. Ecco gli industriali, i registi, gli scrittori, i diplomatici, il cardinale con le sneakers, i magistrati, Di Maio con la moglie in attesa e Lino Banfi che chiede se oltre cavaliere della Repubblica può diventare anche cavaliere del lavoro, «e che l'attore non è un lavoro?». Il solito parterre per la festa di un Paese quasi sospeso, in attesa di svolte annunciate e di polemiche infinite: il premierato, la giustizia, i conti da sistemare, le guerre alle porte, il voto per Bruxelles. Anche la sera, in una calda giornata romana, tarda a scendere sulla terrazza verde del Quirinale. Ed ecco il padrone di casa, che invita tutti a darsi una calmata e restare nella cornice che da quasi ottant'anni tiene insieme questa «splendida» Repubblica, «l'unità e la coesione sociale». E che ricorda qual è il nostro approdo naturale, «l'Unione Europea di cui consacreremo tra pochi giorni, con l'elezione del Parlamento, la sovranità».

Insomma, dice il capo dello Stato, la Ue è la nostra storia, il nostro destino, la prosecuzione del cammino iniziato con la Liberazione e il «patto sociale del 2 giugno 1946 portato a compimento con la Costituzione». La Carta non è un totem, si potrà anche cambiare, per carità, adattare ai tempi, sempre però «facendo memoria di quel lascito». Li chiama Mattarella «elementi fondativi», la colla valoriale dello stare insieme, le caratteristiche che dividono una Repubblica da qualcos'altro. E perciò, scrive in un messaggio ai prefetti, «l'appartenenza dell'Italia all'Unione, cui abbiamo deciso di dar vita con altri popoli liberi del continente», non può essere messa in discussione. Siamo per «la sovranità dell'Europa», altro che sovranismo.

E i conflitti. «Con l'invasione dell'Ucraina la Russia ha riportato la guerra nel cuore dell'Europa, demolendo l'architettura di sicurezza che ha garantito pace per decenni». L'Italia, spiega parlando agli ambasciatori prima del concerto nella Cappella Paolina, «è preoccupata per i rischi di escalation e continuerà a impegnarsi per la tutela dei diritti della persona e contro la sottomissione delle nazioni». Ed è la linea di Palazzo Chigi. Come pure per il Medio Oriente: l'attacco di Hamas è stato «disumano», ora però serve «il cessate il fuoco e l'accesso alla popolazione di Gaza e la liberazione degli ostaggi sequestrati nel corso del disumano attacco del 7 ottobre», con l'obbiettivo di due popoli e due Stati. Roma, che presiede il G7, farà la sua parte.

Un Paese forte e una classe dirigente che deve mostrarsi all'altezza. «Chi esercita funzioni pubbliche trova nei principi costituzionali di libertà, uguaglianza e solidarietà una bussola di sicuro orientamento».

Ben vengano le riforme, tuttavia tra potere centrale e locale «occorre lo sviluppo di proficue sinergie, valorizzando il principio di autonomia nella solidarietà». I prefetti sono in prima linea. «Devono adoperarsi per la sicurezza, l'assistenza alle fasce più deboli e l'integrazione dei migranti». Un Paese forte e aperto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica