Nel 1989 nel nostro Paese erano registrati 1.381 ghiacciai, estesi su un'area di 609 chilometri quadrati. Circa trent'anni dopo, precisamente nel 2015, il nuovo catasto dei ghiacciai italiani ha rivelato la presenza di 903 apparati glaciali ben 478 in meno rispetto alla rilevazione precedente - presenti in un'area complessiva di soli 369 chilometri quadrati. Distribuita principalmente fra Valle d'Aosta (139 chilometri quadrati), Lombardia (88), Alto Adige (85) e Trentino (46). Senza dimenticare il Gran Sasso, dove sono rimasti due piccolissimi ghiacciai, fra i quali il Calderone. Sono quindi bastati tre decenni per cancellare una parte consistente di queste formazioni che continuano a ritirarsi e sciogliersi soprattutto per effetto dei cambiamenti climatici.
Il caso della Marmolada, che fra il 1905 e il 2010 ha perso più dell'85 per cento del proprio volume, non è quindi isolato. Basti pensare che, secondo l'ultimo monitoraggio effettuato nell'estate del 2021, i ghiacciai dell'Adamello hanno perso oltre il 50 per cento della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65 per cento. In Alto Adige 168 formazioni di ghiaccio perenne si sono frammentate in 540 unità distinte. Mentre il ghiacciaio orientale del Canin, in Friuli, oggi ha uno spessore medio 11,7 metri, ovvero 80 in meno rispetto a 150 anni fa. Quanto al Calderone, in Abruzzo, dal duemila in poi si è suddiviso in due glacionevati e dimostra di rispondere alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi.
Una situazione definita «da codice rosso». A confermarlo è Vanda Bonardo, responsabile nazionale di Legambiente Alpi: «Nell'ultimo secolo le masse ghiacciate del nostro Paese hanno perso almeno il 50 per cento della loro superficie. Di questo 50 per cento, il 70 è sparito negli ultimi trent'anni con un'accelerazione inaudita negli ultimi anni. La combinazione tra clima mite e mancanza di neve dell'inverno 2021/2022, sommata alle alte temperature di questi giorni, costituiscono una sorta di tempesta perfetta per la montagna rendendola molto più fragile e pericolosa». La situazione è particolarmente difficile sulle Alpi orientali. Qui rispetto al 2005 i ghiacciai hanno perso oltre il venti per cento della propria superficie, come conferma Roberto Dinale, direttore dell'Ufficio di glaciologia della Provincia di Bolzano. «Ogni anno si registrano arretramenti medi dell'ordine di trenta metri e perdite di massa di circa un metro di spessore aggiunge l'esperto - In questo 2022, le scarse precipitazioni nevose dello scorso anno, e le alte temperature di maggio e giugno, fanno sì che la situazione del versante Sud delle Alpi sia molto simile a quella che si riscontra a metà agosto».
Ma non finisce qui perché secondo il Wwf «con la media delle temperature degli ultimi anni i ghiacciai sotto i 3.500 metri sono destinati a sparire nel giro di venti o trent'anni». Mentre «i ghiacci eterni delle Alpi orientali e centrali potrebbero ridursi drasticamente o scomparire, rimanendo solo sulle Alpi Occidentali, quelle più alte». Basti pensare che negli ultimi 150 alcune formazioni hanno perso oltre due chilometri di lunghezza, assottigliandosi anche di sei metri in una sola estate.
Proprio per questo il Cnr, per voce di Susanna Corti, dirigente ricerca dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima, lancia l'allarme: «I ghiacciai delle Alpi si stanno riducendo a una velocità che non ha precedenti».
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