Il titolo è in latino, la lingua ufficiale della Chiesa cattolica. «Correctio filialis de haeresibus propagatis»: correzione filiale delle eresie propagate. E il propagatore sarebbe il Papa in persona. Lo accusa un lungo documento con 62 firme di studiosi ed ecclesiastici di 20 Paesi, dei quali il più noto è l'italiano Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior. I 62 non hanno i «dubia» dei quattro cardinali (due dei quali nel frattempo scomparsi) che l'anno scorso chiesero chiarimenti al Papa sull'«Amoris laetitia», che apre a certe condizioni ai sacramenti per i divorziati risposati. Nessun «dubium» ma la certezza dell'esistenza di «alcune eresie sviluppatesi per mezzo dell'esortazione apostolica e mediante altre parole, atti e omissioni di Vostra Santità». Espressioni che riecheggiano una preghiera recitata all'inizio della messa, nella quale i fedeli confessano di aver «molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni». I 62 risparmiano a Bergoglio i «pensieri», forse perché lo considerano culturalmente poco attrezzato.
Nel felpato latino curiale, nell'ossequio «filiale» e nel rispetto formale, il tono è durissimo. Sono sette le eresie delle quali il Papa sarebbe responsabile a riguardo del matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti: secondo i firmatari le ha sostenute nell'esortazione apostolica e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa. La «Correctio» è un testo di 25 pagine in tre parti. Il punto chiave, nella sintesi dei promotori, è che «direttamente o indirettamente, il Papa ha permesso che si credesse che l'obbedienza alla legge di Dio possa essere impossibile o indesiderabile, e che la Chiesa talvolta dovrebbe accettare l'adulterio in quanto compatibile con l'essere cattolici praticanti». Sono comprese anche due accuse a Bergoglio di tipo culturale: il modernismo, riemerso dal passato dopo la condanna di san Pio X, il quale porta a credere che Dio non ha consegnato verità definite alla Chiesa, e l'essere succube del protestantesimo luterano.
Il testo porta la data del 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, ed è stato consegnato a Francesco l'11 agosto. I promotori fanno sapere che non avendo avuto risposta in 40 giorni hanno deciso di renderlo noto ieri, festa della Madonna della Mercede e di Nostra Signora di Walsingham. Il battage mediatico, tipico del modo di operare di questa frangia di cattolici, è massiccio: un apposito sito internet in sei lingue (inglese, italiano, spagnolo, francese, tedesco e portoghese), un pool di siti e blog che hanno sganciato la bomba allo scoccare della mezzanotte, un battage sui social network e una petizione sul sito Change.org. Tra i firmatari appare anche monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità sacerdotale San Pio X fondata dallo scismatico monsignor Lefebvre, assieme a docenti di atenei pontifici e dell'Università cattolica del Sacro Cuore.
Fellay, che è sospeso «a divinis», non è l'unico vescovo che firma il documento: dopo la divulgazione si è aggiunto l'americano Rene Henry Gracida, 94 anni, vescovo emerito della diocesi texana di Corpus Christi. Nessun cardinale, nemmeno l'americano Raymond Burke che era stato il primo a ipotizzare una «correzione formale» al Papa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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