È scontro diretto tra l'opinione pubblica francese e la magistratura. Ieri decine di piazze si sono riempite in tutto l'Esagono. Manifestazioni pacifiche contro la decisione della Corte di Cassazione che ha confermato una delle più controverse letture dei fatti degli ultimi anni: quelli relativi all'omicidio della pensionata ebrea Sarah Halimi, 65 anni, picchiata selvaggiamente da un vicino di casa il 4 aprile 2017 e infine scaraventata dalla finestra per motivi religiosi.
Ritenuto «colpevole» dai giudici, ma «penalmente irresponsabile», Kobili Traoré non sarà processato. Perché 3 perizie e 7 esperti concludono che, al momento dei fatti, «era sotto l'effetto di un episodio psicotico acuto». Causa: abuso di cannabis. La Francia insorge dopo il sigillo della suprema corte, che il 14 aprile ha confermato una sorta di infermità mentale momentanea, generata dagli stupefacenti. Pur riconoscendo il carattere antisemita dell'azione, e nonostante la fedina penale del killer lunga due pagine (senza episodi di rilevanza psichiatrica prima dell'omicidio), tutto viene messo nel calderone del delirio da abuso di droga.
Comitati cittadini e rappresentanti della comunità ebraica contestano il «No» al processo per il 27enne musulmano, perché, mentre infieriva, gridava «Allah Akbar» («Allah è grande»). La sorella della vittima sta provando a intraprendere un'azione legale in Israele, per portare a processo Traoré al di fuori dell'Esagono. E mentre si attende un pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, in 22mila ieri a Parigi si sono uniti attorno allo slogan «Senza giustizia, non esiste la Repubblica»; in migliaia davanti al tribunale di Marsiglia. Poi a Strasburgo, Nizza, Bordeaux, Montpellier. Decine di cortei in venti città d'Europa, Roma compresa e pure a Tel Aviv, per chiedere alle ambasciate «verità e giustizia» per Sarah; ed evitare che si ripetano azioni simili senza conseguenze.
«Decidere di assumere stupefacenti e poi impazzire non dovrebbe rimuovere la responsabilità penale», ha detto Emmanuel Macron a Le Figaro. «Vorrei al più presto una modifica alla legge»; in consiglio dei ministri arriverà il 25 maggio provando a colmare la vergogna di un dramma nella tragedia.
In una specie di Arancia Meccanica in salsa antisemita, Traoré prima aggredisce la vittima nel sonno. Poi il musulmano in preda al «delirio» la copre di insulti e, non domo, la getta dalla finestra. «Ho ucciso il demonio». L'uomo viene ricoverato in un ospedale psichiatrico, dove vive da 4 anni. Gli specialisti ritengono la sua capacità di discernimento annullata dalla marijuana: «Poteva arrivare fino a 15 spinelli al giorno». Per la legge francese, ciò comporta un'assenza di responsabilità complessiva. L'articolo 122-1 è in chiaroscuro: chi è sotto gli effetti di un disturbo psichico o neuropsichico, tale da abolire il controllo delle azioni, non è penalmente responsabile.
La sindaca di Parigi Anne Hidalgo, ieri al Trocadéro, annuncia l'intitolazione di una strada alla 65enne. Dalle piazze, la palla è già nel campo della politica. «Se si riconosce l'irresponsabilità dell'assassino, si ammette l'impunità di fatto di chi assume sostanze illecite», tuona l'avvocato dei figli della donna. Il fratello di Sarah parla di «errore giudiziario, non diventi un affaire Dreyfus». Macron assicura modifiche al codice penale.
Ma ieri, di fronte a una Francia indignata, è intervenuto anche il Consiglio superiore della magistratura per difendere le toghe: «L'istituzione giudiziaria deve poter continuare a giudicare, libera da pressioni, con completa indipendenza e imparzialità».
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