Abuso edilizio vizio a 5 Stelle La villa di Aiello da abbattere

Il candidato M5s in Calabria raddoppia illegalmente il volume di casa, fa ricorso e perde: dovrà demolire

Abuso edilizio vizio a 5 Stelle La villa di Aiello da abbattere

Sono riusciti a superarsi. Per combattere la piaga di Calabria, l'abusivismo edilizio, hanno scelto di candidare il più titolato. Un abusivo. Indecisi fino alla fine se partecipare o ritirarsi, nel M5s hanno optato per la candidatura psichedelica. È quella di Francesco Aiello, docente di politica economica, indicato per via diretta da Luigi Di Maio (uno che conosce a fondo l'argomento) e che fino a ieri si era perfino preso del tempo per accettare: «È una difficile sfida. C'è una Calabria onesta e resiliente. A questa lancio il mio appello». Non era il primo appello che lanciava. Prima di scoprire questa tensione per il M5s, lo ha «spedito» al Pd a cui si era anche offerto, con tanto di cv, come assessore regionale. Era chiaro che sbagliava partito e documento. Non si era ancora rivolto a Di Maio e non aveva ancora allegato le sue richieste di condono edilizio. Come anticipato ieri da Repubblica, Aiello risulta proprietario di una villetta, in provincia di Catanzaro, a Carlopoli, che è un abuso da manuale: doppia volumetria, destinazione d'uso diversa dal piano di lottizzazione. Senza giri di parole: da demolire. E infatti, su disposizioni delle autorità giudiziarie, il Comune ci prova dal 1980, ma senza spuntarla. Aiello ha collezionato nell'ordine: un'ordinanza di demolizione, un verbale di inottemperanza, una revoca della concessione edilizia, una richiesta di condono, una richiesta di sanatoria. Qualsiasi abusivo si sarebbe già ritenuto soddisfatto della sentenza che, e siamo arrivati a fine anni '90, imponeva ad Aiello di demolire, ma solo parzialmente, seminterrato e primo piano. Lui, no. Insieme al fratello, e qui siamo già al diritto usato come scappatoia, Aiello ha fatto ricorso al Tar, ha proseguito fino al Consiglio di Stato che ha emesso una nuova ordinanza e sempre di demolizione. Quello che avviene dopo è da Coppa dei Campioni dell'abusivismo. Forte della smemoratezza del Comune, Aiello non demolisce, ma ingaggia un'altra battaglia legale (che perde) con un vicino di casa che ne chiede (è rimasto il solo) l'abbattimento. Avendo ampiamente dimostrato di che «cemento» sia fatto, Aiello ha ieri replicato dicendo che «l'abuso non sarebbe opera sua» e che negli anni '80 furono i genitori a «costruire il fabbricato con una volumetria superiore rispetto a quanto consentito dalle norme. A distanza di quasi 40 anni, e proprio quando decido di mettermi a servizio della mia gente e della mia terra, mi viene dunque attribuita una responsabilità che non ho». Da qui l'accusa di Aiello che parla di «sciacallaggio già partito contro la mia persona». Sarà, ma a chiedere la sua testa sono stati i militanti del M5s che, sempre ieri, hanno indirizzato una lettera a Davide Casaleggio. Chiedono che il candidato venga scelto sulla piattaforma Rousseau. Ma Aiello non può contare più neppure sulla solidarietà di Di Maio: «Ho letto come voi la notizia e aspetto chiarimenti». Ha sicuramente dimenticato gli abusi compiuti dal padre per costruire la casa di tre piani a Pomigliano d'Arco così come l'auto-assoluzione. Al tavolo che esaminava le richieste di condono sedeva proprio Antonio Di Maio.

Ma la famiglia Di Maio ha lasciato un segno anche nella vicina Mariglianella: su quattro edifici costruiti ben tre erano irregolari e solo dopo le inchieste giornalistiche demoliti.

A essere invece immediatamente demolita dal M5s fu la carriera di Josefa Idem, ministro con il governo Letta, costretta alle dimissioni per piccoli abusi. Con i nemici di ruspa e con gli amici di sanatoria.

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