«Solo non si vedono i due liocorni»: sembra l'arca di Noè della celebre canzoncina per l'infanzia (e ci si può anche sbizzarrire su chi siano i coccodrilli e chi l'orangutan, i piccoli serpenti o l'aquila real) e invece è il comitatone referendario contro l'Autonomia differenziata.
Ieri si sono presentati tutti insieme al Palazzaccio di Roma, per depositare il quesito abrogativo della legge Calderoli alla Corte di Cassazione. «Prepariamoci a una nuova estate militante», ha incitato Elly Schlein. «Dobbiamo evitare la condanna a morte di sanità, istruzione, infrastrutture: non ci fermeranno con calci e pugni, sventoliamo il tricolore», è la drammatica chiamata alla Resistenza di Giuseppe Conte. Al suo fianco il dinamico duo Fratoianni&Bonelli (che lo ha appena assunto in prova nel gruppo The Left al Parlamento europeo) lo monitora di sottecchi.
La foto di gruppo dei 34 convenuti diventa un'impresa che richiede tempo, acrobazie, strilli dei fotografi («Mettite dietro, spostate a destra, stringeteve, cheese!») e abuso di grandangolo, mentre l'allegra brigata suda sotto il cocente sole romano. Alla fine ci entrano tutti (a parte i liocorni), e probabilmente anche qualche passante finito nell'inquadratura per sbaglio: l'elenco dei firmatari, fornito alla stampa, è di due pagine. I rappresentanti di partito, ovviamente (oltre a Elly e Conte, Bonelli e Fratoianni, ci sono pure il radicale Magi, Maria Elena Boschi per Iv, Maraio per il Psi e persino il corrusco Acerbo, che non è quello della legge elettorale fascista ma il leader maximo di Rifondazione Comunista). C'è il furbo Maurizio Landini, capo Cgil, che riesce a piazzarsi proprio al centro della foto onde sembrare il capo-banda. Si è buttato a pesce sul comitato (nonostante le perplessità del suo sindacato: «Non è materia nostra») perchè così spera di tenere a galla i «suoi» referendum anti-Jobs Act: da soli, rischiavano il tonfo clamoroso del quorum, la prossima primavera, per totale mancanza di sex appeal. Abbinati all'Autonomia, magari si può sperare in un qualche effetto traino. In cambio, Landini ha garantito un tot di firme prodotte dalla macchina Cgil.
Poi c'è la «società civile»: il Wwf (in difesa delle specie a rischio?), Libera (non si occupava di mafia?), la Rete dei Numeri Pari (quelli Dispari niente), l'Arci, l'immancabile Anpi di Pagliarulo, l'Ali (?), la Via Maestra, le Acli, Legambiente, la Rete Studenti. Manca solo l'Aci. C'è pure il segnaposto di Michele Santoro, il canuto Raniero La Valle (Biden sembra il fratellino minore), Paolo Ciani in rappresentanza di Sant'Egidio e Rosi Bindi in rappresentanza di Rosi Bindi. «Le opposizioni finalmente unite», esulta il dem Marco Sarracino, che già intravede la cavalcata eccitante di un Front Populaire all'amatriciana, proprio nel giorno in cui il riformista Starmer vince (senza Santoro, Prc e Anpi) le elezioni nel Regno Unito. In verità, all'appello del Fronte si sottrae Azione di Carlo Calenda: «Battaglia ideologica, non casualmente affidata alla guida di Landini», accusa Mariastella Gelmini.
«Il referendum non è la soluzione al divario Nord-Sud: è propaganda», aggiunge. Ricordando che l'autonomia fu sancita in Costituzione proprio dal centrosinistra. Grazie anche all'ex ministro Bassanini, che ieri era nella foto di gruppo.
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