Nel giorno del rientro in Italia, Patrick Zaki fa le acrobazie per evitare il saluto al premier Giorgia Meloni e al ministro degli Esteri Antonio Tajani che l'hanno tirato fuori dalle celle di Mansoura.
Domani il ricercatore egiziano, rilasciato dopo la grazia concessa dal presidente egiziano al-Sisi, è pronto a rimettere piede in Italia. Un rientro accompagnato dalle polemiche.
Zaki, che già «sogna» un futuro in politica (a sinistra), ha rifiutato il volo speciale di Stato, messo a disposizione dal governo, optando per un aereo di linea dal Cairo a Milano Malpensa. Il ricercatore dovrebbe arrivare nel pomeriggio, per poi trasferirsi a Bologna dove ad attenderlo c'è tutta l'amministrazione Pd. Il vicesindaco Emily Clancy annuncia: «Stiamo preparando una grande festa».
Questioni amministrative hanno fatto slittare di un giorno in ritorno in Italia. «I documenti ufficiali per revocare il divieto di viaggio saranno finalizzati domenica a mezzogiorno. Arrivo tra un paio di giorni, dobbiamo solo aspettare» - ha scritto ieri il ricercatore su Twitter. In Italia rientrano con Zaki anche la sorella, Marise Zaki, e la fidanzata Reny Iskander. Non sarebbe in programma alcun incontro, almeno nella giornata del rientro con esponenti del governo. L'ipotesi di un colloquio nei prossimi giorni con Meloni e Tajani non è da escludere. Zaki resterà in Italia due settimane per poi far ritorno in Egitto dove convolerà a nozze. Il titolare della Farnesina conferma: «Nessun baratto per la liberazione».
Per la prima giornata in Italia, dopo i tre anni di calvario, il ricercatore si concederà solo alla piazza di Bologna (la stessa delle Sardine). Il rifiuto del volo di Stato si porta dietro tensioni. Zaki ha rifiutato l'atterraggio a Ciampino e ha chiesto di non essere ritratto in foto con le autorità. Fonti del governo però spiegano: «Il volo di Stato sarebbe servito solo a velocizzare il rientro e non ci sarebbero state passerelle».
In ogni caso, sia dalla Farnesina che dall'esecutivo, la posizione è abbastanza chiara: «Siamo contenti e soddisfatti di averlo riportato in Italia» dice la ministra per l'Università e la ricerca, Anna Maria Bernini. «A noi interessava liberalo - taglia corto il ministro degli Esteri Antonio Tajani - Come vuole tornare, torna». Il deputato Maurizio Lupi ci mette la faccia: «Al giovane Patrick vorremmo, però, anche ricordare che dire grazie a chi si è impegnato per lui, più o meno tutti in questo Paese, a cominciare dal governo non è un atto politico, né una scelta di campo - così come non lo è salire sul volo di stato e farsi fotografare con le autorità - ma solo umana riconoscenza e buona educazione. Se le opposizioni, infine, vogliono fare del rifiuto al volo di stato un vessillo ideologico facciano pure: come sempre a noi i fatti, a loro le chiacchiere».
Fonti della maggioranza al Giornale sono più esplicite: «Le idee politiche di Zaki, vicine all'opposizione al governo Meloni, non sono un mistero. Magari ce lo ritroviamo candidato». D'altronde Bologna è culla di talenti di sinistra. In passato ci provò Mattia Santori delle Sardine. Oggi c'è Elly Schlein. Domani potrebbe toccare proprio a Zaki. Prova a mettere una pezza il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury: «Decidere di viaggiare su un volo di linea non è un gesto di opposizione politica, ma un gesto di indipendenza». Troppo tardi. La sinistra è già in estasi.
«Apprendiamo che Zaki avrebbe rifiutato di giungere in Italia con un volo di Stato e di fare foto con le autorità. Ci pare un comportamento apprezzabile» - esulta Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.
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