Il governo pensa già a come rimettere mano al portafogli in vista di aprile, quando scadranno le misure di mitigazione contro il caro energia. La conferma arriva direttamente dal capo dell'Economia, Giancarlo Giorgetti: «Quello che posso confermare è che prima del primo di aprile il governo italiano in qualche modo interverrà per prorogare le misure di mitigazione dei prezzi per famiglie e imprese», ha assicurato il ministro, «probabilmente in una forma diversa rispetto a quella che è stata finora, che era figlia dell'emergenza».
Quest'ultima frase lascia immaginare che si andrà a elaborare misure più mirate: quindi sì agli aiuti per imprese e famiglie, ma con più risorse concentrate sulle fasce più deboli della popolazione. Un approccio chirurgico, che dovrebbe consentire di risparmiare un po' su misure costose, ammontate a 21 miliardi in manovra solo per i primi 4 mesi dell'anno. E la cosa non dispiacerebbe neanche a Bruxelles, che da tempo chiede agli Stati membri di calibrare meglio gli aiuti. «L'andamento dei prezzi è mutato e speriamo che continui a scendere», ha detto Giorgetti, aggiungendo che si ragionerà su «meccanismi più efficienti e più flessibili rispetto all'andamento dei consumi e che orientino le famiglie e premino comportamenti virtuosi».
Sta di fatto che i nuclei familiari annaspano, in una situazione di rincari e di bollette che se da un lato dovrebbero calare nei prossimi mesi, dall'altra rimarranno comunque più care di quanto non fossero prima della crisi. Basti pensare che, secondo il Rapporto Consob sulle scelte d'investimento degli italiani presentato ieri, è cresciuta la percentuale di famiglie fragili, ossia in difficoltà nel far fronte a spese fisse e ricorrenti, portandosi al 37% del campione (contro il 33% nel 2021). E quasi un italiano su quattro (23%) dichiara di non essere in grado di gestire una spesa imprevista di 1.000 euro. Ergo: il governo dovrà escogitare qualcosa per evitare un ulteriore peggioramento di queste percentuali.
Ma le sfide davanti al governo Meloni non hanno solo un fronte interno, ma anche esterno, in particolare in Europa. E Giorgetti ieri è intervenuto su tutte le questioni più importanti. «Nel Mes ci siamo già» ha proseguito il capo del Mef. intervenuto a un convegno sul Fisco del Sole 24 Ore, a proposito del fondo salva Stati. «Ci sono delle revisioni deliberate da altri che stiamo valutando, ma quello che l'Italia ha posto come tema è che ruolo può avere il Mes nel futuro nell'ambito delle grandi riforme che in Europa stanno maturando sia sugli aiuti stato che sulla governance del Patto di stabilità che sulle forme eventuali di fondi sovrani». Queste ultime riforme saranno al centro di trattative e dibattiti nei prossimi mesi, con l'Italia che, soprattutto sugli aiuti di Stato, vuole evitare che Paesi che hanno più spazio fiscale come Francia e Germania se ne avvantaggino troppo. Per Giorgetti, quindi, la riforma del patto di stabilità non potrà «penalizzare gli investimenti». L'Italia, infatti, spinge forte per tenere fuori dalle regole del patto la spesa per investimenti. Giorgetti, in ogni caso, è consapevole che le nuove regole saranno plasmate attraverso «un percorso da maneggiare con estrema cura e sarà un negoziato assai complicato». Nel frattempo, sarà vitale utilizzare le risorse del Pnrr, con la sfida della messa a terra del fiume di denaro in arrivo dall'Europa. Su questo punto il ministro crede serva elaborare «procedure più snelle» per rispettare le scadenze.
Nel contesto di una Bce che rialza i tassi d'interesse, il governo dovrà cercare di ottenere la fiducia degli investitori e prevede
nuove emissioni. «Il bond Italia si prepara senza fuochi d'artificio. Ha successo se coloro che lo sottoscrivono sono convinti che ci sono buone prospettive rendimento e sicurezza. È questo il clima che dobbiamo creare».
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