È morto nella notte tra ieri e lunedì Antonio D'Amico, 63 anni, compagno di Gianni Versace dal 1982 fino al delitto di Miami.
Nato a Mesagne, in Puglia, aveva scoperto alcuni mesi fa di avere una malattia che gli è stata fatale. Viveva ormai da tempo a Manerba sul Garda dove aveva avviato insieme con alcuni soci il ristorante «La Carrera». Dopo la chiusura del locale era tornato a occuparsi di moda lanciando una linea di abiti sartoriali da uomo chiamata «Principe di Ragada» per cui aveva aperto un piccolo atelier a Lonate del Garda. Fisico da modello e profilo da medaglia, Antonio aveva incontrato Gianni alla Scala dove uno era di casa in quanto melomane e autore di meravigliosi costumi per i balletti di Bejart, mentre l'altro coltivava appena possibile la sua passione per la danza classica. La scintilla scoccò di li a poco e i due non si sono mai più lasciati fino alla maledetta mattina del 15 luglio 1997 quando il serial killer Andrew Cunanan freddò Versace con due colpi di pistola sulle scale di Casa Casuarina, la sontuosa villa acquistata dal designer nell'Art Deco District di Miami.
I primi ad accorrere sul luogo del delitto furono proprio Antonio che stava per fare la doccia dopo aver giocato a tennis di prima mattina e il cuoco. «La mia vita si è come fermata nel preciso istante in cui ho sentito i due colpi di pistola» ci raccontò un paio d'anni dopo quando si presentò come stilista di una linea di abbigliamento per uomo e donna.
Purtroppo l'esperienza maturata nell'ufficio stile della linea istante by Versace cui Antonio dava un contributo creativo, non era sufficiente nemmeno per cominciare. Nel mondo della moda circolò subito una feroce battuta della serie «non basta andare a letto con il vocabolario per imparare una lingua». Dopo un paio di stagioni Antonio ebbe il buon senso di chiudere lo show room in piazza Baiamonti a Milano e di fermare le spese pazze per fare per sfilate piene di top e con musica eseguita dal vivo da Elton John. Evitò così di dissipare a tempo record la cospicua eredità che gli aveva lasciato Gianni: un vitalizio di 50 milioni di vecchie lire al mese e l'usufrutto, sempre a vita, di tutte le case dello stilista. D'Amico chiese agli esecutori testamentari di versargli l'intera somma in un'unica soluzione. Santo e Donatella fecero fare i calcoli nel modo più preciso ed equo possibile. I fratelli Versace furono talmente inclusivi da concedergli il posto d'onore al funerale di Gianni: accanto alla principessa Diana nel Duomo di Milano.
Entrambi hanno sempre riconosciuto che lui era stato il grande amore del fratello, la stampella cui si era appoggiato nei duri mesi di lotta contro una rara forma di tumore all'orecchio che hanno preceduto quella tragica morte. Ci piace pensare che adesso si possano ritrovare nelle regioni spirituali della pace.
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