Ma non è che a Milano si stava meglio quando si stava peggio? Sotto Radetzky c'era più acqua - i navigli - ma mai una esondazione alla prima pioggia un poco più intensa del normale. E le strade non ti si aprivano sotto i piedi in voragini che paiono fosse delle Marianne urbane. Anche perché, sotto Radetzky, la città era un brulicare di incaricati a mantenere efficiente e in buono stato il bene pubblico: gli «stradin», i «piccaprei», i «riscìn», questi ultimi addetti alla manutenzione delle «risciade», gli acciottolati tipici del tempo (e che costituirono la santabarbara meneghina delle Cinque giornate). Diligenza, quella di manutendere, che oggi sembra essere passata di moda.
Che il Seveso fosse corso d'acqua iracondo lo si sapeva già da allora e si presume che la sua fama seguitò ad esser nota. Faceva meno paura, sotto Radetzky, perché non ancora imbrigliato dal cemento, ma proprio per questo, proprio perché incattivito nel tempo, forse meritava più attenzione da chi prese in cura la città portandola ad essere la capitale morale del Belpaese. Non è ragionevole che regolarmente, immancabilmente - era accaduto il 25 giugno, poi l'8 luglio, infine ieri - due dita di pioggia in più lo faccia uscir dagli argini inguaiando tutta la zona nord di Milano.
Fatto sta che appena il meteo s'imbroncia la orgogliosa Milano - e qualche buon diritto ad esserlo ce l'ha - scivola nelle parti basse della classifica contendendo il ruolo di città sgangherata alla sbeffeggiata Roma e alla sbeffeggiatissima Napoli. Ponendosi, per come reagisce agli acquazzoni, non dico al livello di Mogadiscio, ma per il lato pittoresco, l'acqua alta come a Venezia, i tombini che esplodono rigurgitando, siamo lì. Magari il cratere tra Porta Romana e via Vaina non è tutta colpa della pioggia, ma è certo che la pioggia ha aiutato e una metropoli che vanta d'esser «europea», che tira su grattacieli uno via l'altro, che è pronta a stupire il mondo con l'Expo non può permettersi - vero signor sindaco? - di dare di sé l'immagine d'una groviera. Neanche Porta Romana fosse a Tormarancia o a Scampia. Si invoca ora lo stato di emergenza, ma impropriamente perché questo è tale se conseguenza di una circostanza imprevista. E ieri tutto era prevedibile, dalla pioggia alla conseguente incontinenza del Seveso.
Radetzky - per tornare a lui - che pure non disponeva della tecnologia, dei satelliti Meteosat e d'ogni altra diavoleria delle quali disponiamo oggi, non si sarebbe fatto prendere alla sprovvista. E ai milanesi sarebbe bastato aprire l'ombrello.
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