Addio al ponte Morandi. La demolizione si fa show

Alle 18,20 di ieri la prima trave ha toccato terra Il tecnico: "Un'operazione unica per complessità"

Addio al ponte Morandi. La demolizione si fa show

Genova Sulla collina di Coronata le campane del santuario scandiscono il tempo di una giornata fredda di febbraio: a 500 metri di distanza da qui in linea d'aria la trave gerber del ponte Morandi di Genova scende lenta, in un movimento quasi impercettibile, fino ad adagiarsi al livello del suolo alle 18,20 nell'area di cantiere delle demolizioni. Il parcheggio sotto la chiesa è una terrazza affacciata sulla Valpolcevera: chi è venuto qui per seguire le operazioni sul viadotto farà in tempo a vedere alba e tramonto. Ci vorrà tutto il giorno perché, lentamente, la sezione di impalcato, una «mensola» da quasi 900 tonnellate per 40 metri di lunghezza, termini di coprire il suo percorso fino al suolo, calata giù per 48 metri alla velocità di circa 5 metri all'ora, con l'incognita del vento a rendere tutto più delicato. La fase di discesa, entrata nel vivo alle 8,30 di ieri, è terminata dopo 10 ore illuminata a giorno dai fari del cantiere. In un clima di attesa, sono proseguiti ininterrottamente i lavori che hanno reso «visibile» per la prima volta lo smantellamento di parte del troncone di ponente del viadotto Polcevera, partito ufficialmente venerdì. Prima della discesa, sul lato della trave rivolta verso il mare era stata sistemata la bandiera di Genova con la croce di San Giorgio, ad accompagnare l'ultimo viaggio.

Un'operazione non scontata, chiusa nella soddisfazione generale. «Non sono certo mancati passaggi delicati, tutti brillantemente affrontati e risolti dalla squadra», ha commentato Roberto Carpaneto, ad di Rina Consulting, società scelta dalla struttura commissariale di Genova per coordinare progetto, direzione lavori, sicurezza nella demolizione. «Non potrò mai dimenticare il silenzio assoluto negli attimi successivi alla fase di taglio - ha ricordato Carpaneto - una prova reale al culmine della concentrazione e impegno che tutti hanno messo in campo per la riuscita di un'operazione come questa, assolutamente unica per dimensioni e complessità».

Lavori che non solo per questo hanno richiamato decine di persone per assistere allo smantellamento. «La demolizione ha anche il significato di rimuovere il simbolo di questa tragedia - racconta il parroco di Coronata, don Luciano Minacciolo parlando di quei resti del ponte rimasti ancora in piedi - venerdì qui in collina c'era il mondo, ieri meno, anche perché il movimento era molto lento. Ho incontrato un signore arrivato da Villanova di Mondovì ma nella fase in cui il movimento non si poteva ancora intuire. Nei lavori ho visto fedeltà da parte delle autorità a quello che avevano promesso».

La trave, che separava le pile 7 e 8 del ponte, rimarrà a terra per qualche giorno e per la demolizione completa verrà trasportata in un altro sito. Il tampone: «Una volta al suolo resterà in posizione fino al calo di quello successivo - aveva spiegato il direttore tecnico del cantiere di demolizione, Vittorio Omini di Omini Spa, capofila dei demolitori -. Nella pila 8 sono stati posizionati dei contrappesi per riequilibrare il ponte». Il passo successivo sarà la demolizione del pilone 8: «Si procederà - continua Omini - con l'esplosione della pila 8 e la demolizione delle altre pile».

Intanto sul fronte dell'inchiesta potrebbe arrivare a breve la richiesta del secondo

incidente probatorio, che riguarderà le cause del crollo del viadotto. Dall'ultima relazione depositata contenente l'analisi dei tecnici svizzeri sui reperti del ponte erano emersi problemi di degrado ai tiranti e alle armature.

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