
L'ultimo volo americano lascia l'aeroporto di Kabul il 31 agosto 2021 e i talebani tornano al potere dopo vent'anni di guerriglia e terrorismo. Gli eserciti occidentali hanno abbandonato l'Afghanistan in fretta e furia. Quella che doveva essere una ritirata ordinata si trasforma nel caos. Nella Caporetto afghana abbandonano tonnellate di armi, mezzi e attrezzature militari, addirittura elicotteri. Tutto finisce in mano ai talebani e adesso una delegazione americana, giunta in visita riservata a Kabul, ha presentato solo due opzioni: restituire le armi e le attrezzature Usa oppure accettare la presenza degli Stati Uniti nella mega base aerea di Bagram.
Il grande gioco riprende al crocevia dell'Asia, terra contesa dai gruppi terroristici - Al Qaeda, talebani e Isis - e pure dalle potenze internazionali (Usa, Russia e Cina in testa). In mezzo, le piccole storie dimenticate nel buco nero dell'informazione sull'Afghanistan, come il calvario di Hossaini Sayed Ewaz. Anche lui, nell'agosto del 2021, avrebbe dovuto essere evacuato da Herat, dove aveva creduto nell'illusione della «democrazia» importata dall'Occidente. La richiesta al Covi (Comando vertice interforze) per partire, la corsa verso l'aeroporto di Kabul e, alla fine, i sogni infranti davanti a un attentato kamikaze e l'ultimo aereo che lasciava il Paese. Da quel momento, Hossaini, che ha collaborato con l'Esercito italiano, si dà alla macchia. Prima in Afghanistan e poi in Iran, dove si trova, oggi, intrappolato. «Da anni, i miei figli sono privati dell'istruzione e indifesi in questo mondo crudele. Accanto a loro, mia moglie, compagna di vita, si sforza di dare conforto ai bambini, cercando di proteggerli dal dolore. Nulla è peggio che vivere in questo stato di attesa infinita», scrive nell'ultima richiesta di aiuto.
La guerra in Ucraina prima e quella tra Israele e Hamas hanno spostato il baricentro del mondo. In questi anni la Difesa, con un lavoro immane, è riuscita a portare in Italia più di 6914 afghani (su oltre 22mila richieste). Ne restano indietro, però, ancora 4100. Assieme allo scenario internazionale, a complicare la situazione si prospetta il trasferimento, come apprende il Giornale da fonti qualificate, del dossier sui collaboratori ancora da portare in salvo dal ministero della Difesa a quello degli Esteri. Le operazioni di evacuazione subiranno l'ennesimo rallentamento. In mezzo al tritacarne organizzativo, burocratico e allo scarseggiare dei posti disponibili per l'accoglienza, occupati dagli sbarchi illegali, la vittima sarà Hossaini e la sua famiglia come tanti altri afghani che hanno creduto in noi.
Il padre disperato lancia un messaggio amaro al nostro Paese: «Impossibile da sopportare è la preoccupazione per i miei cari. I figli, che ogni giorno mi guardano e chiedono: Papà, quando andremo in Italia?. Non ho risposte perché temo che il calvario non finirà mai».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.