Gli agenti non ci stanno: scatta la "rivolta" delle pensioni

Scoppia il caso politico per l'emendamento dem alla manovra, i sindacati scrivono ai segretari dei partiti e dichiarano lo stato di agitazione

Gli agenti non ci stanno: scatta la "rivolta" delle pensioni

L'emendamento alla manovra di bilancio a firma Pd in cui si parla di trattenimento in servizio degli agenti di polizia per un periodo di 2 anni oltre i limiti ordinamentali sta scatenando una vera e propria bufera. I principali sindacati della categoria, infatti, hanno già provveduto a dichiarare lo stato di agitazione.

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, i segretari generali di SAP, Fsp Polizia, Coisp-Mosap, Silp-Cgil-Uil Polizia hanno inviato un comunicato congiunto a tutti i segretari di partito, spiegando come l'emendamento, che ha come primo firmatario la capogruppo al Senato dem Simona Malpezzi, rischi di provocare conseguenze a dir poco gravi sul tema della sicurezza. La comunicazione, rivolta a Matteo Salvini (Lega), Pietro Grasso (Liberi e Uguali), Matteo Renzi (Italia Viva), Giovanni Toti (Cambiamo!), Enrico Letta (Partito democratico), Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), Antonio Tajani (Forza Italia), Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle) e a tutti i capi gruppo di Camera e Senato, parla molto chiaro. La ventilata possibilità di mantenere gli agenti in servizio 2 anni in più rispetto a quanto stabilito rischia di generare un caso politico senza precedenti. Se una tale misura venisse davvero applicata, si andrebbe a bloccare il cosiddetto turn over, provocando un innalzamento dell'età media in un organico già particolarmente in crisi su questo fronte.

I segretari generali non ci stanno, e parlano chiaramente del rischio "di sviluppare gravi conseguenze, che potrebbero ripercuotersi sull'apparato della Pubblica Sicurezza". Un emendamento simile, se reso effettivo, andrebbe a bloccare "l'arruolamento di giovani operatori", si legge nella nota, riportata da AdnKronos, e "avrebbe conseguenze negative sui colleghi attualmente in servizio, limitando la possibilità di promozioni interne e pregiudicando le legittime aspirazioni di carriera, con un conseguente rallentamento della mobilità verso le province dove vi sono lunghe graduatorie di attesa".

I sindacati fanno poi notare che l'emendamento è in contrasto con il principio di specificità previsto dall' art. 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183, dato che va a toccare questioni previdenziali. Tali riforme, infatti, non possono essere calate dall'alto, ma devono essere concertate con i rappresentanti della categoria.

Da qui la richiesta ai segretari dei partiti di "non sostenere in Parlamento una misura che avrebbe conseguenze negative sul turn over, pregiudicando il necessario arrivo di giovani agenti di cui vi è grande bisogno, mettendo pertanto a rischio la sicurezza del Paese". Non si può chiedere, infatti, ad un agente di 62 anni di svolgere pienamente ed in sicurezza servizi di ordine pubblico. "La freschezza fisica è requisito fondamentale per dare massima efficienza ai servizi di polizia", insistono i sindacati. "Ben altre sono le priorità per la sicurezza del nostro Paese, assunzioni straordinarie di giovani agenti, la tutela legale per fatti di servizio, mezzi e dotazioni adeguate.

Ci affidiamo al senso di responsabilità del Senato", prosegue la nota.

Lo stato di agitazione, assicurano i segretari generali, non cesserà fino a quando il mondo della politica non avrà valutato compiutamente l'emendamento, e già si parla di manifestazioni in piazza.

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