Continuano le proteste negli Usa contro la sentenza della Corte Suprema che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade sull'aborto: per il quarto giorno consecutivo migliaia di persone sono scese in strada in diverse città, anzitutto davanti alla sede del massimo organo giudiziario americano a Washington, ma anche a New York e Los Angeles, in Florida e in Minnesota. E il tema dell'interruzione di gravidanza diventa sempre più centrale nell'ottica delle elezioni di medio termine di novembre.
I democratici, che rischiano di perdere il controllo di una o entrambe le camere, sono all'attacco per conquistare i repubblicani moderati che non approvano la mossa della Corte a maggioranza conservatrice, mentre alcuni membri del Grand Old Party sono più cauti e iniziano a temere che la decisione si possa trasformare in un effetto boomerang. Anche l'ex presidente Usa Donald Trump, se pubblicamente ha definito una vittoria la sentenza, in privato teme che sia un male per i repubblicani e possa compromettere la situazione al Midterm. A New York, intanto, l'ex sindaco Rudy Giuliani è stato aggredito e preso a sberle sulla schiena da un dipendente di un negozio di alimentari di Staten Island mentre faceva campagna per il figlio Andrew, candidato alle primarie Gop per il ruolo di governatore. Il dipendente di ShopRite Daniel Gill, 39 anni, è stato arrestato e accusato di aggressione a danno di una persona di oltre 65 anni, come ha spiegato al Washington Post un portavoce del dipartimento di polizia. Giuliani, che è stato avvocato personale di Trump, ha raccontato di aver sentito «all'improvviso un colpo alla schiena, come se qualcuno mi avesse sparato». Secondo quanto riferito dall'ex sindaco, Gill ha fatto riferimento al diritto all'aborto dicendo «ammazzerai le donne», parole «politiche», ha precisato Giuliani, la cui posizione sul tema è cambiata nel corso degli anni: quando era primo cittadino di Nyc era pro-aborto, mentre negli ultimi giorni ha detto di essere «fermamente» contrario.
La California, intanto, vuole inserire l'aborto nella sua costituzione e si appresta a proporre un «emendamento» che tutela i diritti riproduttivi da mettere al voto in novembre. E in Louisiana, un tribunale ha bloccato il divieto di aborto dopo la denuncia presentata dal Center for Reproductive Rigths, l'associazione che ha difeso l'unica clinica abortista in Mississippi nel caso Dobbs v. Jackson Women's Health Organization su cui si è espressa venerdì la Corte Suprema. In Louisiana - come in Kentucky, Missouri e South Dakota - il divieto di aborto era entrato in vigore subito dopo la sentenza di venerdì: ora invece le operazioni per le interruzioni di gravidanza riprenderanno immediatamente, e una nuova udienza è stata fissata per l'8 luglio.
Un altro fronte della battaglia invece, oltre a quello delle pillole abortive, riguarda il divieto sui viaggi. Sia la Casa Bianca che il ministro della Giustizia Merrick Garland hanno assicurato che combatteranno qualsiasi tentativo degli stati repubblicani di impedire gli spostamenti.
Per ovviare a eventuali problemi di questo tipo, alcune organizzazioni pro-aborto come «Just the Pill» si stanno preparando per schierare cliniche mobili che opereranno ai confini degli stati sia distribuendo pillole che effettuando interventi chirurgici. «Stando ai confini statali - ha spiegato la dottoressa Julie Amaon, direttrice del gruppo - ridurremo gli oneri di viaggio per le pazienti che vivono in luoghi con divieti o limiti gravi».
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