Ai talebani pure Farah 400mila sfollati in fuga. La Ue: stop ai rimpatri

Prosegue l'avanzata degli islamisti. Biden cerca la trattativa. È rischio crisi umanitaria

Ai talebani pure Farah 400mila sfollati in fuga. La Ue: stop ai rimpatri

I talebani conquistato anche Farah, la settima città in pochi giorni, capoluogo di provincia nell'Afghanistan occidentale, che i soldati italiani hanno presidiato per anni sputando sangue e sudore. Adesso controllano il 65% del Paese e combattono in 11 province. Nelle stesse ore l'inviato speciale americano, Zalmay Khalilzad, volava a Doha, capitale del Qatar, dove l'Emirato islamico ha una specie di ambasciata, per cercare di convincerli a fermare l'avanzata. «Qualsiasi governo conquisti il potere con la forza non sarà riconosciuto dalla comunità internazionale» ha sentenziato. Quando i talebani entrarono a Kabul nel 1996 fecero spallucce alle stesse «minacce». A Doha sono arrivati anche gli inviati speciali di Cina, Pakistan, Russia e Abdullah Abdullah, il capo delegazione di Kabul. Khalilzad ha tre giorni per convincere i talebani a tornare alle trattative, ma gli insorti pensano di avere la vittoria in pugno. La situazione della sicurezza in Afghanistan «non sta andando nella giusta direzione» ha ammesso John Kirby del dipartimento della Difesa Usa.

Dal 6 agosto i talebani conquistano in media una città al giorno. Ieri è toccato a Farah con gli insorti che si sono fatti fotografare all'ingresso del comando di polizia e davanti gli uffici del governatore. Gli altri capoluoghi occupati sono Kunduz, Sar-e-Pul, Taloqan, Zaranj, Sheberghan e Aybak.

Ad Herat, dove c'era il quartier generale italiano, i comandanti talebani si sono incontrati con gli anziani in una moschea di periferia per intimare le loro condizioni. I civili devono lasciare le loro case durante l'avanzata, le sale da tè vanno chiuse e qualsiasi esercizio gestito da donne.

Da Herat il portavoce dei nostri ex interpreti tagliati fuori dal piano di evacuazione ha inviato un secondo accorato appello ai ministri della Difesa, degli Esteri e dell'Interno italiani. «Temiamo per la nostra vita - scrive Mohammed - Vi preghiamo di comunicarci una data di evacuazione prima che i talebani prendano il controllo dell'aeroporto di Herat». In agosto partiranno da Kabul verso l'Italia 81 nuclei familiari di ex collaboratori, ma rimangono ancora 59 interpreti, oltre ai loro cari, da portare in salvo. Nell'appello scongiurano di accelerare l'evacuazione prima che sia troppo tardi: «Vi prego salvate le nostre vite e quelle dei nostri figli».

Un attacco talebano a Mazar-i-Sharif, la «capitale» del Nord è stato respinto, ma il comandante dei corpi speciali ha subìto gravi ferite. Gli americani hanno garantito l'appoggio aereo per allentare il cerchio attorno al capoluogo di Balkh, dove i negozi sono chiusi e chi può fugge con i voli di linea. Altri bombardamenti mirati hanno colpito gli insorti su vari fronti del Paese. Il 9 agosto un razzo è esploso vicino al pronto soccorso di Medici senza frontiere a Lashkar Gah. Nella città travolta dagli scontri c'è anche l'ospedale di Emergency.

I civili stanno fuggendo e Kabul è invasa dagli sfollati. «Abbiamo ricevuto richieste di aiuto da 17mila famiglie, circa 120mila persone provenienti dalle province settentrionali e nord-orientali» ha dichiarato Reza Baher, portavoce del ministero per i Rifugiati. L'Oim, costola dell'Onu per le migrazioni, teme che entro la fine dell'anno «gli sfollati aumenteranno a 390mila».

Intanto l'Europa continua la sua linea ipocrita: Germania, Belgio, Austria, Olanda, Danimarca e Grecia hanno scritto alla Commissione per chiedere che non vengano sospesi i rimpatri dei migranti in Afghanistan nonostante l'avanzata dei talebani. Ma da Bruxelles è arrivato lo stop di tre mesi.

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