La presidente del Consiglio Giorgia Meloni tornerà oggi in Emilia Romagna, per accogliere - insieme al presidente della regione Stefano Bonaccini, che ieri ha annunciato ufficialmente la visita - Ursula von der Leyen.
Con la presidente della Commissione europea, Meloni sorvolerà le zone martoriate dall'alluvione: von der Leyen - spiegano da Bruxelles - vuole essere lì «per toccare con mano la devastazione causata dalle inondazioni ed esprimere il sostegno dell'Ue». Dice Bonaccini: «Le chiederemo l'attivazione del Fondo di solidarietà europeo, che fu già utilizzato nel 2012, quando ricevemmo oltre 600 milioni di euro. Credo che ci siano tutte le caratteristiche per poter avere accesso ad alcune centinaia di milioni di euro, che saranno una ulteriore boccata di ossigeno per fronteggiare i danni».
Al rientro a Roma, poi, la premier presiederà un Consiglio dei ministri straordinario dedicato all'emergenza, in cui si prevede il varo di nuove misure estese anche alle altre regioni colpite dal maltempo, a cominciare dalle Marche. Niente da fare, invece, per la nomina del commissario straordinario chiamato a gestire la ricostruzione dopo una catastrofe che ha avuto effetti «peggiori del sisma del 2012», come spiegano dalla regione.
Il governo, per ora, ha deciso di non decidere, e di prendere tempo. Congelando quella che appariva come la decisione più naturale, ossia investire il governatore della regione più gravemente colpita, il dem Bonaccini, dei poteri straordinari di gestione delle opere necessarie a rimettere in moto il tessuto sociale e produttivo e le infrastrutture. Martedì sembrava cosa fatta, anche perché - come sottolinea il governatore leghista del Veneto Luca Zaia «storicamente è sempre accaduto che questo ruolo venisse ricoperto dai presidenti di regione». Ma dal Consiglio dei ministri di quella sera non è uscita alcuna nomina, solo voci di dissensi interni alla maggioranza con il leader leghista Matteo Salvini, e anche alcuni esponenti di Fratelli d'Italia, contrari ad affidare ad un esponente dell'opposizione come Bonaccini una partita da 6/7 miliardi.
E ieri, in Parlamento, è stato il ministro alla Protezione civile e alle Politiche del mare Nello Musumeci a confermare la linea ufficiale del congelamento: «Sento parlare di nomina di un commissario, ma vi assicuro che il tema non è all'ordine del giorno, perché siamo ancora nella fase dell'emergenza», ha spiegato il ministro, rispondendo alle sollecitazioni per accelerare la nomina che arrivavano soprattutto dal Pd. In questa fase, ha aggiunto, Bonaccini «ha già il compito di essere commissario delegato», e solo cessata l'emergenza «si passa alla ricostruzione, con la nomina del commissario straordinario».
Si prende tempo, insomma, in attesa di capire cosa convenga fare: «La nomina di un commissario piuttosto che di un altro non può e non deve inficiare il sereno dibattito politico», chiosa Musumeci. Che poi annuncia nuovi sostegni di emergenza alla popolazione colpita: «Prevederemo l'assegnazione ai nuclei familiari sfollati di un contributo per l'autonoma sistemazione», fino a un massimo di 900 euro per le famiglie più numerose.
Salvini intanto smentisce di aver detto no a Bonaccini: «Non abbiamo veti, pregiudizi e antipatie nei confronti di nessuno», assicura. E il meloniano emiliano Galeazzo Bignami, indicato come aspirante al ruolo di commissario (con l'ambizione poi di candidarsi alla successione di Bonaccini in regione), nega di ambire all'incarico. Ma da Fdi si avanzano «forti perplessità» sulla «opportunità» di nominare un politico per quel ruolo cruciale: «Meglio un tecnico super partes». Chi? Non si sa. Intanto a caldeggiare la nomina del governatore emiliano sono non solo il Pd ma anche i governatori di centrodestra, da Zaia a Occhiuto a Toti. «Della polemica politica non me ne frega nulla - dice Bonaccini - io voglio che vengano aiutate le persone che hanno subito danni devastanti, il prima possibile.
Il problema non è il mio nome: bisogna occuparsi della Romagna, non degli equilibri politici delle nomine». Ma non c'è tempo da perdere, avverte: «Servono interventi immediati per ricostruire prima dell'autunno. E chi li gestirà non può farlo da Roma».
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