Gli Stati europei sono preoccupati dai giudici italiani. La giurisprudenza che prova a disinnescare la lista dei «Paesi sicuri» decisa dall'esecutivo per decreto finisce sul banco degli imputati in Europa, a metterla sul tavolo è il premier Giorgia Meloni. Che al vertice informale dei Paesi Ue di Budapest rivela «lo straordinario interesse sul protocollo Italia-Albania da parte dei nostri colleghi, un'attenzione che considero assolutamente positiva». Ma c'è anche molta solidarietà e un po' di preoccupazione sull'ipotesi che i governi Ue non siano nella condizione di poter definire cosa sia un Paese sicuro» e questo, aggiunge la leader Fdi, «compromette ogni possibilità di governare l'immigrazione e di fermare quella illegale di massa».
L'accordo quinquennale che consente il trasferimento in Albania all'hotspot di Gjader i migranti irregolari maschi, sani e maggiorenni soccorsi in mare dalle navi militari e provenienti appunto dai «Paesi sicuri» è al nuovo banco di prova. Ieri mattina alle 6.45 la nave militare Libra è arrivata al porto di Shengjin con otto immigrati (6 egiziani e 2 bengalesi). Dopo i controlli medici uno è risultato «vulnerabile» e sarà riportato in Italia, gli altri saranno trasferiti nel centro di detenzione, in attesa di sapere se hanno o meno diritto all'asilo o se dovranno essere rimpatriati con una procedura d'urgenza. Entrambi i Paesi di provenienza non sono stati considerati «sicuri» dalle sezioni Immigrazione nella valutazione del loro status (vedi Roma e Catania), altri giudici hanno più correttamente chiesto il parere della Corte di giustizia Ue che lo scorso 4 ottobre ha definito il concetto di «Paese sicuro», non l'ambito discrezionale in cui il giudice può muoversi. Vedremo cosa succederà agli otto migranti. «L'Egitto è un Paese sicuro perché è stato previsto dal legislatore, secondo quei parametri che stanno dietro a quel tipo di valutazione», sottolinea il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che poi ribadisce: «Noi non siamo d'accordo su queste pronunzie, le abbiamo impugnate e ne faremo altre di impugnative. Aspiriamo ad ottenere in sede giudiziaria la conformità dei nostri convincimenti. Legittimo avere opinioni diverse in termini di applicazione della legge ma siamo convinti sia conforme al diritto Ue». Mentre il sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro è sicuro che dietro le sentenze svuota Cpr in Albania ci sia «un pregiudizio politico della magistratura contro il governo Meloni. Se vogliono un mondo senza confini - dice l'esponente Fdi al Salone della Giustizia di Roma - si candidino e facciano un bel partito».
All riserve del vice di Carlo Nordio replica in serata il presidente Anm Giuseppe Santalucia: «Non c'è ragione di fare bufere, nella magistratura nessuno vuole andare contro qualcuno, meno che mai contro il governo. Non c'è nessuna invasione di campo, facciamoli lavorare serenamente», ha detto dopo l'incontro con il procuratore Antimafia Giovanni Melillo nella sede della Dna.
La sinistra è sul piede di guerra da settimane. «Una nave da 80 metri con 64 persone di equipaggio vaga per il Mediterraneo mentre i barchini arrivano indisturbati a Lampedusa», sottolinea Laura Boldrini, presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani. «La salatissima propaganda del premier serve a far distrarre gli italiani dai suoi errori», afferma il deputato M5s Alfonso Colucci, che da oggi a lunedì sarà in Albania «per documentare la realtà dell'operazione Albania».
Più duro Riccardo Magi di +Europa: «La maggioranza sta facendo uno sconsiderato tentativo di rovesciare il diritto pur di continuare a deportare persone in Albania». «La Meloni insiste su un folle e costosissimo laboratorio per la violazione dei diritti umani», tuona Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie del Pd.
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