N eppure i 720 tra poliziotti e forze speciali inviati ieri a Strasburgo dal governo francese sono riusciti a stanare l'uomo che martedì sera ha aperto il fuoco nel pieno dei mercatini di Natale; secondo le testimonianze citate dal procuratore di Parigi Rémy Heitz, urlando «Allah Akbar!», brandendo pistola e coltello e fuggendo indisturbato a bordo di un taxi dopo la mattanza. Poi i due blitz falliti della polizia: a casa dei genitori e al suo indirizzo dove Cherif Chekatt nascondeva un fucile calibro 12, quattro coltelli e una granata.
Da quel momento non si è più saputo nulla di lui. Né sono arrivate informazioni dai quattro fermi di ieri, tutti nell'ambito famigliare: padre, madre e due fratelli, uno dei quali a sua volta schedato con la Fiche S. Un attacco a più riprese quello del 26enne di origini nordafricane nato a Strasburgo. «Ha seminato il terrore in tre punti della città», spiega il ministro dell'Interno Castaner. Tre anche le vittime: un turista thailandese, un cittadino francese e un meccanico afghano in ospedale per «morte cerebrale», che ieri ha ricevuto il saluto della moschea cittadina impegnata in questi giorni a raddoppiare i suoi spazi.
Su Facebook, il centro islamico Eyyub Sultan chiede di catturare vivo il killer «affinché possa rispondere dei suoi atti», augurandosi che «Allah possa proteggere dall'ingiustizia degli ingiusti». Si aggravano intanto le condizioni dei feriti: 6 combattono per vivere, 7 sono in «urgenza relativa». «Nessuna falla nel dispositivo di sicurezza», secondo il prefetto del Basso-Reno Jean-Luc Marx.
L'ipotesi più concreta è che Chekatt abbia però già «lasciato il confine francese», ha ammesso ieri il sottosegretario all'Interno con delega ai Servizi Laurent Nuñez. Immediate le contromisure tedesche. Controlli al confine e Servizi in campo per scongiurare un nuovo caso Abdeslam, che dopo la strage al Bataclan di Parigi nel 2015 fece perdere le tracce per quattro mesi prima d'essere preso a Molenbeek, in Belgio. La polizia francese nella serata di ieri pubblica anche l'identikit di Cherkatt. Caccia all'uomo e popolazione invitata a telefonare se dovesse notarlo.
Emmanuel Macron non cambia l'agenda. Ieri ha incontrato i rappresentanti delle imprese per consultazioni sullo «stato di emergenza economica e sociale» decretato lunedì dopo la crisi dei gilet gialli.
Il governo alza l'allerta del piano Vigipirate al livello «attentato», il massimo, dice il premier Edouard Philippe, che annuncia rinforzi su tutto il territorio: 500 soldati oggi, 1.300 entro la settimana per rimpolpare l'operazione Sentinelle e controlli alle frontiere. Tutti i festival di Natale presidiati con mezzi straordinari, «con calma ma con determinazione, arriva la risposta ferma dello Stato».
Il sindaco di Strasburgo Roland Ries sfida la paura: «Bisogna che la vita normale riprenda, riapriremo il mercato». Ma dopo la giornata fantasma di ieri il mercato resterà off limits anche oggi. Fiori in Rue des Orfèvres, dove ci sono state le prime vittime. Rose bianche in Place Kleber e biglietti: «Tutti uniti contro la barbarie». La capitale del Natale cerca risposte e intanto riapre le scuole. «Possiamo essere all'altezza della minaccia anche senza decretare lo Stato di emergenza», tuona la Guardasigilli francese in aula, col governo esposto al fuoco delle polemiche nel bel mezzo di una seduta in cui il minuto per le vittime lascia subito spazio al «come sia potuto succedere».
Una risposta arriva da Le Parisien.
Il quotidiano sostiene infatti che martedì alcune forze dell'ordine che avrebbero dovuto garantire la sicurezza a Strasburgo sarebbero state chiamate a presidiare i licei per il cosiddetto «martedì nero» di protesta studentesca. Il sottosegretario Nuñez ancora ieri minimizzava Chekatt: era solo «radicalizzato», «non noto per reati di terrorismo».
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