È stato il primo vaccino contro il Covid a ricevere il via libera in Europa, ma in attesa dell'approvazione degli altri farmaci previsti dal piano Ue per la distribuzione delle prime dosi, BioNTech-Pfizer fa fatica a soddisfare le richieste mondiali.
È il Ceo di BioNTech, Ugur Sahin, a lanciare l'allarme in un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel. Nonostante l'azienda stia lavorando a pieno ritmo per aumentare la produzione, c'è il rischio di lacune nella fornitura delle dosi in Europa fino a quando non saranno approvati gli altri vaccini. Ma se per quello di Moderna ci siamo quasi, visto che l'Agenzia europea del farmaco ha anticipato al 6 gennaio il suo parere, per quello di Oxford-AstraZeneca, appena approvato in Gran Bretagna nonostante le riserve della Ue e ieri anche dall'India, i tempi si sono allungati e sembra improbabile che il via libera arrivi entro questo mese. «La situazione non è buona. Si è creato un gap perché non sono stati approvati altri vaccini e noi dobbiamo coprire il buco con i nostri», ammette Sahin, che entro la fine di gennaio spera di avere una visione più chiara sulla possibilità di aumentare, e di quanto, la produzione. Lo scienziato è critico con la gestione europea del piano vaccini, l'Europa avrebbe sbagliato a non ordinarne abbastanza credendo che i farmaci degli altri produttori sarebbero stati pronti allo stesso momento. «Stiamo tentato di avere nuovi partner che producano per noi - spiega al giornale tedesco - ma non è che ci siano fabbriche specializzate che non vengono utilizzate in giro per il mondo che possano produrre vaccini della qualità richiesta da un giorno all'altro». Anche perché la tecnologia mRNa su cui si basa l'antidoto è piuttosto complessa. «Non si può semplicemente cambiare, produrre vaccini invece che aspirina o sciroppo per la tosse, questo processo richiede anni di esperienza ed un appropriato equipaggiamento strutturale e tecnologico», dice Sahin.
Il piano europeo, che sembrava sotto controllo, rischia dunque di saltare e la distribuzione nei vari Paesi potrebbe subire un rallentamento. Un peso in più sulle spalle dell'Ema, senza il cui parere gli altri vaccini in attesa di approvazione non possono essere consegnati come si sperava. L'Agenzia del farmaco Ue è oggetto di un sottile pressing politico per accelerare i tempi, anche il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, ha esortato ad approvare rapidamente AstraZeneca. La Gran Bretagna, che avendo già dato il via libera dispone di 100 milioni di dosi del vaccino di Oxford (oltre a 40 milioni di quello Pfizer) teme che nei prossimi mesi ci saranno problemi di approvvigionamento, tanto che per far fronte alla diffusione esponenziale del virus causata dalla variante più contagiosa che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario inglese, il governo di Boris Johnson valuta di allungare quanto più possibile la finestra temporale tra la prima e la seconda dose per cercare di vaccinare più persone almeno con una prima somministrazione. Un metodo discutibile e criticato da vari esperti, che consentirebbe di immunizzare più velocemente un maggior numero di cittadini, anche se in questo modo la copertura sarebbe parziale. Stessa procedura prevista per il vaccino Pfizer dopo che l'agenzia di regolamentazione dei medicinali Mhra ha stabilito si estendere a 12 settimane l'attesa tra la prima e la seconda dose. La decisione non è piaciuta però all'azienda Usa, che ha ribadito di aver testato il farmaco solo a tre settimane di distanza tra le due somministrazioni, e neanche all'Ema.
L'Organizzazione mondiale della
sanità, intanto, ha concesso la convalida di emergenza a Pfizer/BionTech, aprendo la porta ai Paesi per accelerare i propri processi di approvazione normativa e di conseguenza l'importazione e la somministrazione dei vaccini.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.