Quello delle discoteche rischia di essere solo il primo giro di vite anti-Covid dopo le riaperture. Il settore chiaramente più a rischio d'estate nei luoghi di villeggiatura, quest'anno affollati come non mai di giovani reduci dal lockdown, convinti che il Covid sia roba da vecchi e dunque non particolarmente attenti alle misure di prevenzione. Il risultato degli assembramenti sulle piste da ballo di tutta Italia senza precauzioni si è visto subito sulla curva epidemica che ha ricominciato a salire, anche per il rientro dei vacanzieri dai Paesi a rischio, e sulle età degli infetti sempre più bassa. Se il governo abbia fatto più o meno bene ad riaprirle lo scorso 14 luglio o a richiuderle il 12 agosto sarà a lungo materia di discussione, ma intanto già si pensa alle prossime strette del governo se, come è prevedibile, i contagi continueranno a salire. Del resto gli effetti di questa pazza estate di movida senza freni e di piste da ballo sovraffollate, gestite con regole più o meno restrittive dalle Regioni lasciate libere di derogare allo stop presente nel Dcpm firmato dal premier Giuseppe Conte, si cominceranno a vedere tra un paio di settimane. Quando sarà più vicina l'apertura delle scuole, che ormai è la priorità del governo, per la quale servono numeri più rassicuranti. Per tenere a bada i contagi potrebbe essere necessario intervenire con misure più severe anche su tutti quei locali dove gli assembramenti sono inevitabili, come bar, pub e anche ristoranti, perché le discoteche non sono l'unico ritrovo dove è difficile mantenere il distanziamento. Nelle ultime settimane, complici le vacanze, le maglie delle regole si sono allentante ovunque e non è escluso che arrivi un nuovo giro di vite. Timori non condivisi dall'infettivologo Matteo Bassetti: «Non è con la politica del terrore come quella che stiamo facendo in queste ultime due settimane che faremo cambiare la percezione che i giovani hanno del virus».
L'altro tema all'ordine del giorno degli esperti che stanno gestendo la fase 3 sono i trasporti. Una questione delicata, che al ritorno delle vacanze con le città che ripartono, gli studenti in movimento e molti lavoratori che progressivamente abbandonano lo smartworking per tornare in ufficio, potrebbe esplodere con tutte le sue criticità. Per questo si studiano nuove misure per prevenire il diffondersi dell'epidemia. Un allarme condiviso dal think tank Lettera 150, a firma Marco Grasso, primario dell'Ospedale San Gerardo di Monza e docente a contratto dell'Università di Milano Bicocca, che mette in guardia contro i pericoli che potranno annidarsi nei mezzi di trasporto senza interventi precisi delle amministrazioni locali. «Sono fondati - scrive Grasso - i timori per il sovraffollamento dei mezzi pubblici, alla ripresa, a settembre delle scuole e degli uffici e il conseguente rischio di un diffondersi della pandemia da Covid-19. Manca nelle grandi città italiane una politica seria per rendere sicuri i trasporti locali». Il docente si sofferma in particolare sulla situazione del capoluogo lombardo, che conosce meglio: «A Milano, per esempio, occorre sospendere l'area C, procedere all'acquisto di nuovi mezzi pubblici, e montare su tutti quelli esistenti catalizzatori in grado di sanificare l'aria da virus e batteri».
Due giorni fa ne ha parlato anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: «Finora abbiamo retto bene, il problema sarà a settembre con la ripresa dell'anno scolastico. Il pericolo c'è perché la capienza è ridottissima, quindi c'è un rischio da una parte di aumento del traffico veicolare di autovetture, dall'altra che più persone cercheranno di salire comunque sui mezzi».
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