Allarme roghi tossici nella Capitale: Ora la Raggi chiede aiuto ai militari

Ieri il vertice tra il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ed il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: a Roma arriva l'esercito contro i roghi tossici. L'allarme della presidente del VII Municipio: "Qui la situazione è intollerabile"

Allarme roghi tossici nella Capitale: Ora la Raggi chiede aiuto ai militari

Dopo la sinergia trovata con il Viminale per lo sgombero del Camping River, ora il sindaco di Roma, Virginia Raggi cerca una sponda a via Venti Settembre per bloccare il fenomeno dei roghi tossici all’interno campi rom.

La proposta è sempre la stessa discussa lo scorso anno con l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, e finora mai messa in pratica: schierare l’esercito all’ingresso degli insediamenti. Ora la richiesta è arrivata sul tavolo del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta e del titolare dell’Ambiente, Sergio Costa. Quello dei roghi tossici, infatti, è stato tra i temi al centro dell’incontro durato oltre un’ora, ieri, nella sede del ministero, tra le due rappresentanti pentastellate. “Una piaga”, la definisce così Virginia Raggi, che rappresenta “un problema enorme per la Capitale”.

Sulla chiusura dei campi rom, insomma, la sindaca è determinata ad andare avanti. “È una questione di giustizia”, ha commentato in una recente intervista. E anche di salvare la faccia con i propri elettori. Da oltre un anno il Piano rom varato da Palazzo Senatorio è fermo al palo. La strategia del Comune, applicata in via sperimentale ai nomadi del River, si è rivelata un flop. In pochissimi hanno approfittato del contributo economico offerto dal Campidoglio per affittare una casa, avviare una start up o tornare nel proprio Paese d’origine. Anzi, dopo lo sgombero la maggior parte degli sfollati, compresi molti bambini, restano accampati sui marciapiedi del piazzale antistante la stazione di Prima Porta.

Ora l’obiettivo è quello di chiudere altri due maxi-insediamenti entro la fine del 2020: quello della Monachina e della Barbuta. Proprio quest’ultima baraccopoli, che confina con le piste dell’aeroporto di Ciampino, è una delle più problematiche sul fronte dei roghi, che continuano ad avvelenare l'aria in molti quartieri della Capitale. A fine luglio sono stati fermati più di venti nomadi residenti nel campo di via di Salone per traffico illecito di rifiuti e gravi reati ambientali. Tra i materiali stoccati, smaltiti e bruciati illegalmente all'interno dell'accampamento c'erano "olii esausti, solventi, prodotti chimici, pneumatici ed elettrodomestici", ha reso noto la stessa sindaca sul suo profilo Facebook.

L’ultimo grido d’allarme è arrivato stamattina dalla presidente del VII Municipio, la grillina Monica Lozzi, che proprio al governo ha fatto appello per ripristinare la legalità. "La situazione in cui versa il campo rom La Barbuta non è più tollerabile”, scrive la mini-sindaca pentastellata. “I roghi – denuncia -si succedono ormai a cadenza quotidiana, spesso anche ripetuti nell'arco di una stessa giornata”. Tanto da rendere improrogabile “una bonifica dell’area”, che si è trasformata in una discarica abusiva. “L'inquinamento prodotto dai roghi ha abbondantemente superato i livelli di guardia”, avverte la presidente del municipio, che lamenta come “i molteplici incontri per il superamento del campo, per la messa in sicurezza anche con sistemi di videosorveglianza e la bonifica dell'area ad oggi non hanno portato a risultati tangibili”. “Anzi – aggiunge - ai roghi si sono aggiunti altri comportamenti illeciti, come l'aggressione nei confronti di un volontario che ha rischiato di perdere un occhio”.

Ad oggi sono trecento, secondo i dati del Messaggero, gli accampamenti abusivi sparsi a macchia d’olio

nella Capitale. L’obiettivo è di chiudere almeno quelli regolari, per promuovere “legalità e inclusione”. Un traguardo ambizioso, che si preannuncia difficile da raggiungere, come ha dimostrato il caso del Camping River.

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