È diventata il simbolo di quello in cui potrebbe trasformarsi la guerra in Ucraina, da orribile aggressione a incubo globale. La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, ci tiene tutti con il fiato sospeso. Soprattutto dopo le immagini di un video ottenuto dalla Cnn in cui si vedono veicoli militari russi scorrazzare dentro una delle sei sale delle turbine dell'impianto, collegata - come tutte - alla sala del reattore nucleare. I veicoli, normali camion russi almeno uno dei quali con la scritta «Z», sono ripresi a circa 130 metri dal reattore. La Cnn ha confermato tramite la geolocalizzazione la veridicità del video, anche se non è chiaro a quando risalga con esattezza. Va detto che l'esercito russo controlla la centrale da diverse settimane, anche se dentro l'impianto lavorano ancora migliaia di dipendenti ucraini.
Immagini che preoccupano e che hanno spinto il segretario generale dell'Onu, António Guterres, a chiedere la smilitarizzazione dell'area della centrale, sottoposta nelle ultime settimane a numerosi attacchi dei quali russi e ucraini si accusano a vicenda. Ma per il Cremlino si tratta di una proposta irricevibile. Anzi, peggio: «Irresponsabile». «Solo una persona che non comprende i rischi - dice Vladimir Rogov, un funzionario dell'amministrazione filorussa della regione - o, al contrario, li comprende e spinge verso la tragedia e verso conseguenze irreparabili, potrebbe offrire di lasciare la centrale nucleare senza protezione e in pericolo». Concetto ribadito anche dal viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov: «La temerarietà con cui i nostri avversari giocano con la sicurezza nucleare mette a rischio il più grande impianto nucleare d'Europa con potenziali rischi per un vasto territorio». Ryabkov parla di «una seconda Chernobyl». Proprio per questo «la presenza dei militari russi a guardia dell'impianto è una garanzia che questo scenario non si realizzerà». Ieri, riferisce l'agenzia di stampa Tass, la Russia ha inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite denunciando «provocazioni» dell'Ucraina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
La situazione è a dir poco confusa. E quindi pericolosa. L'unico raggio di sole arriva da Parigi, dove il presidente Emmanuel Macron, al termine di un colloquio telefonico con Vladimir Putin, annuncia che quest'ultimo avrebbe accettato un'ispezione a Zaporizhzhia da parte di una missione dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica «alle condizioni concordate dall'Ucraina e dalle Nazioni Unite». Nelle stesse ore il rappresentante permanente di Mosca presso l'Aiea, Mikhail Ulyanov, ipotizza che la visita dell'Aiea a Zaporizhzhia potrebbe avvenire verso inizio settembre «a meno che non si verifichino fatti estranei agli obiettivi». «È troppo presto per parlare dei dettagli - aggiunge Ulyanov - sono questioni molto sensibili di cui stiamo continuando a parlare. Fra queste, il numero di persone della delegazione, il periodo della missione alla centrale e gli obiettivi».
Nella conversazione con Macron Putin si è detto preoccupato per il «rischio catastrofe» nella centrale di Zaporizhzhia dando però la colpa ai «bombardamenti sistematici delle forze armate ucraine» nella regione. Lo «Zar» sta chiaramente cercando di rimescolare le carte, come fa anche Nikolai Patruschev, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, che denuncia i bombardamenti ucraini con armi fornite dagli Stati Uniti contro il sito. «Se ci sarà un disastro - dice cupo Patruschev - le conseguenze arriveranno in tutti gli angoli del mondo. Washington, Londra e i loro tirapiedi ne avranno la responsabilità».
Intanto Mosca sta meditando di staccare la centrale nucleare dalla rete elettrica ucraina, disattivando i blocchi di alimentazione del sito. Un «furto» che indigna Guterres: «Ovviamente, l'elettricità di Zaporizhzhia è ucraina. Questo principio deve essere pienamente rispettato».
I dipendenti ucraini della centrale sono invece preoccupati per la propria salvezza: «I nostri genitori - dice lo staff - hanno costruito la centrale nucleare di Zaporizhzhia. La gestiamo in sicurezza da quasi 40 anni, senza un solo incidente. Ma ora siamo impotenti di fronte all'irresponsabilità e alla follia umana».
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