Matteo Salvini e Silvio Berlusconi andranno al vertice in programma la prossima settimana con Giorgia Meloni mettendo sul tavolo una richiesta: i ministri tecnici dovranno essere inseriti nella quota che spetta al partito di Fratelli d'Italia. Lega e Forza Italia giocano di sponda e puntano a consegnare alla premier in pectore una rosa composta da ministri politici. «Quello dei profili è un problema che non ci tocca», riferiscono fonti di Fi e Lega. Che avvertono: se Meloni incontra difficoltà a individuare profili adatti a ricoprire l'incarico di ministro perché a corto di classe dirigente è libera di rivolgersi a tecnici e figure esterne. L'avvertimento di Salvini e Berlusconi arriva alla vigilia del summit decisivo del centrodestra per scegliere la squadra del futuro esecutivo.
Dal fronte Fdi la contromossa è già pronta: la scelta dei ministri è prerogativa del presidente del Consiglio incaricato di concerto con il capo dello Stato. Poi le forze politiche sono libere di non votare la fiducia.
La trattativa per la composizione della compagine di governo è al bivio decisivo. I partiti si studiano. Il leader della Lega mette sul tavolo una seconda richiesta: «La Lega chiede un ministero per la famiglia e la natalità». Circola il nome dell'assessore regionale Alessandra Locatelli, ministra nel Conte 1, che però frena: «In un momento così difficile è più che legittimo che si chieda un ministero che abbia una particolare attenzione e una responsabilità sulle politiche per la famiglia e la tutela della natalità. Io sto lavorando in Lombardia, dove i problemi non sono pochi e il carico di lavoro è tantissimo. Mi sto occupando delle famiglie lombarde e di come affrontare al meglio i loro problemi. Di questo abbiamo parlato anche ieri con Matteo Salvini. Ad ogni modo non decido io le cariche di governo e ho un ruolo che qui in Lombardia che implica tante responsabilità e un enorme sforzo. Sto pensando a quello, non ad altro». Due le alternative: Erika Stefani e Vannia Gava.
In attesa del vertice tra i leader il puzzle inizia a delinearsi. Il ministero del Lavoro è una sedia che scotta. Nessun sarebbe interessato a guidare il dicastero che dovrà procedere all'abolizione del reddito di cittadinanza e gestirà 69 tavoli di crisi. Nei primi colloqui avuti con gli alleati il capo di Fdi ha fatto intendere di voler piazzare alla guida del ministero del Lavoro un tecnico di area meloniana. L'identikit corrisponde al nome di Maurizio Leo, responsabile economico del partito. Altra casella chiave, il ministero della Giustizia: tutto ruota attorno alla presidenza della Camera. Per rinunciare a quella, Forza Italia chiede la Giustizia. E lLa candidatura del forzista Francesco Paolo Sisto si irrobustisce. Per il ministero della Salute Guido Rasi, direttore scientifico di Consulcesi, sembra aver scalzato tutti i competitor. Per gli Esteri Antonio Tajani sembra aver recuperato terreno su Elisabetta Belloni e Giampiero Massolo. Da ieri le quotazioni del coordinatore nazionale di Fi per la guida della Farnesina sono in fortissima risalita. Scendono invece le possibilità che al Viminale ci vada Giulia Bongiorno: non è il profilo su cui ragiona Meloni. Si punterà su un tecnico. La rosa è limitata a tre nomi: Matteo Piantedosi, Giuseppe Pecoraro o Elisabetta Belloni. Matteo Salvini sembra destinato allo Sviluppo economico.
In Fi danno per certo l'ingresso nell'esecutivo di Licia Ronzulli (Sport o Turismo), Anna Maria Bernini (Università e Ricerca Scientifica) e Alessandro Cattaneo (Affari regionali). E salgono le chance anche per Gilberto Pichetto Fratin, per la delega ai Rapporti con il Parlamento o Sviluppo economico.
Il Mef resta un tasto dolente: si cerca di convincere Fabio Panetta. Ma si valutano altri profili. In casa Fdi la rosa è chiusa: Adolfo Urso, Giovanbattista Fazzolari, Raffaele Fitto, Fabio Rampelli e Daniela Santanchè.
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