nostro inviato a Torre del Lago Puccini (Lucca)
«Spiagge assolate, fresche pinete, il lago sempre calmo, ovvero l'Eden». Un profondo amore durato trent'anni quello che legò Giacomo Puccini a Torre del Lago a meno di due chilometri dalle spiagge sabbiose della Versilia. Quando il grande compositore lo scelse come sua dimora, nel 1861 appena trentatreenne, cercava un luogo pittoresco e tranquillo nel quale ispirarsi.
Qui compose le sue più grandi opere. In questo piccolo villaggio le case si specchiavano nelle acque grigio azzurre del lago di Massaciuccoli dove il maestro coltivò la sua seconda passione: la caccia. All'inizio prese due stanze in affitto, poi arrivarono i successi di Manon Lescaut (1893) e Bohème (1896) e con quei soldi comprò la casa della sua vita, un'antica torre di guardia (da qui il nome Torre del Lago) che fece completamente ristrutturare. Ancora oggi pare di respirare la sua presenza: un portacenere, gli occhiali, le matite, i fucili da caccia, i bigliettini scritti quando, operato alla gola per il cancro che lo uccise, non riusciva più a parlare; lo studio art nouveau con il pianoforte nero, e su una parete il ritratto del padrone di casa, fiero nel piglio, elegante e con l'eterna sigaretta in mano.
Basta però affacciarsi sul piazzale davanti alla villa per accorgersi che di quei gloriosi tempi non è rimasto più nulla. Il lago versa in condizioni critiche, di un colore marrone putrido, la statua in bronzo del maestro è appoggiata su giardini secchi, così come le palme intorno. A cinquecento metri da qui, c'è persino un campo rom con roulotte e cumuli di immondizia maleodorante. È lo schiaffo del Comune di Viareggio al più grande compositore di tutti i tempi, dimenticato e bistrattato. Un patrimonio turistico ed economico del tutto sprecato. «Siamo abbandonati - dice Paolo, proprietario dal 1955 del chiosco nel Piazzale Belvedere -. Puccini è nel dimenticatoio e il Comune se ne frega. Non si può fare turismo in questo modo. La Marina poi fa pietà». E Patrizia, la titolare dello splendido Chalet sul lago, è demoralizzata: «Non funziona nulla. Devono ridare dignità a questo grande nome ma nessuno fa niente. La pubblicità, ad esempio, dov'è?». Simonetta Puccini, nipote di Giacomo, classe 1929, è entrata in possesso della villa del nonno nel 1996: da allora se ne occupa con amorevole cura. Ma non basta. «Hanno rovinato questo posto unico al mondo - dice rammaricata -. Torre del Lago è peggiorata moltissimo dal punto di vista estetico e ambientale. Qui abbiamo 20mila visitatori all'anno provenienti da tutto il mondo, eppure gli unici a cui non interessa Puccini sono i viareggini. A Natale ho organizzato degli incontri tematici: non è venuto nessuno». Ora ha comprato pure l'edificio accanto alla villa: «Volevano farci una discoteca…».
Nel grande teatro all'aperto da 3.400 posti, costato 28 milioni di euro, che ospita il Festival Puccini (arrivato alla 61esima edizione) le cose non vanno meglio. In un mese e mezzo vanno via 5 milioni e mezzo per pagare le quattro opere in cartellone e i 350 dipendenti. I guadagni sono di appena 1,4 milioni e dallo Stato non ne arrivano nemmeno due. «La macchina è troppo costosa e i biglietti ancora troppo cari - dice Alberto Veronesi, presidente da appena due mesi -. Questo sarebbe un enorme polo di sviluppo e attrazione ma mancano infrastrutture, viabilità, treni speciali e alberghi. Viareggio ha solo 9 hotel a 4 stelle, per 1.700 posti letto, sempre saturi».
Nel 1921 Puccini lasciò con disgusto e rancore l'adorata Torre del Lago, ormai invivibile per il chiasso e l'inquinamento provocato da una centrale elettrica alimentata dalla torba del lago. Paradossalmente oggi, è ancora peggio di allora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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