Altro che campo largo. Conte sulle nomine ha fregato la Schlein

Il leader 5s cerca il dialogo con la premier per tornare centrale: prossima mossa la Rai

Altro che campo largo. Conte sulle nomine ha fregato la Schlein

Dialogare con Giorgia Meloni per isolare Elly Schlein. E pazienza se nel corpaccione parlamentare del Movimento 5 Stelle si levano voci dubbiose sulla nuova strategia «autonomista» di Giuseppe Conte. Nei gruppi sono preoccupati dall'isolamento dei grillini sui territori e puntano al superamento della regola del doppio mandato. Ma Conte nutre delle ambizioni personali completamente diverse, confliggenti con quelle della sua truppa sonnacchiosa e demotivata. L'ex premier vuole tornare al centro dei giochi e si riscopre più machiavellico che mai. Il fine sono le poltrone, il mezzo è tenere un canale aperto con la premier.

I contiani di stretta osservanza rivendicano le loro mosse. L'ultima è l'accordo con la maggioranza per piazzare due uomini nei consigli di presidenza delle magistrature speciali. L'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è andato alla giustizia tributaria e l'avvocato, amico di Conte, Francesco Cardarelli è stato eletto come membro laico del consiglio della Corte dei conti. «Vogliamo dire al Pd che se ci fossimo sfilati anche noi sarebbe finita 12 a zero per la maggioranza», spiegano al Giornale fonti vicine all'avvocato di Volturara Appula. E ancora: «Il Pd ha deciso di portare via il pallone come si fa nei campetti dell'oratorio».

La dialettica tra Conte e Schlein è quanto mai aspra. Ecco un parlamentare del M5s: «Noi avremmo capito il Pd se avesse fatto l'Aventino su questioni come il salario minimo o il reddito di cittadinanza, non sui membri laici delle magistrature speciali». Poi la stoccata ai dem, molto in voga nelle ultime ore tra i contiani: «Parlano loro di poltrone, un partito che da sempre è abituato alla gestione del potere». Schlein si alza e se ne va, Conte vuole partecipare al risiko della politica. Intanto il campo largo va in frantumi. D'altronde l'orizzonte della competizione tra i giallorossi sono le europee, dove le alleanze sono innaturali. Le elezioni per l'Europarlamento dell'anno prossimo sono un passaggio cruciale sia per Conte sia per Schlein. Entrambi i leader, in caso di risultati insoddisfacenti, rischieranno il posto.

Ai pianti alti del M5s accusano il Pd di essersi sfilato dal voto sulle magistrature non perché non era stata assicurata la rappresentanza di genere o per protestare contro la bulimia della maggioranza, ma perché «loro pretendevano due posti anziché uno». E, alla fine, a prenderne due è stato il sornione Conte. Il cannibalismo tra i fu giallorossi è andato già in scena sulla Vigilanza Rai. I grillini hanno incassato la presidenza della commissione bicamerale, i dem sono andati a vuoto.

E Conte si prepara a piazzare il fidato ex direttore del Tg1 Giuseppe Carboni in una direzione del servizio pubblico. Il sogno è il Tg3, altrimenti vanno bene pure Rai Parlamento o il Giornale Radio Rai. L'importante è isolare Schlein.

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