Altro che repressione: record di cortei e violenze

Oltre 12mila manifestazioni nel corso dell'ultimo anno. Sono 266 gli agenti feriti, con un aumento del 122%

Altro che repressione: record di cortei e violenze
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Il timore che con la destra al governo l'Italia diventasse un paese illiberale si è rivelato tutt'altro che fondato. E sono i numeri a dirlo. L'agenzia Adnkronos ha diffuso i dati del Viminale sul numero delle manifestazioni di protesta che si sono svolte nel 2024. Un numero davvero impressionante (oltre dodicimila) con un aumento del 9,5%. Uno scenario dove l'unica sicurezza a rischio si è rivelata quella degli agenti di polizia il cui numero di feriti è quasi triplicato rispetto all'anno precedente.

Nel corso dell'anno appena concluso si è tenuta una media di oltre trenta manifestazioni di piazza al giorno. Il numero esatto è di 12.287. La maggior parte di questi cortei, poi, è legata ai conflitti internazionali. Con un aumento - per le manifestazioni di questo tipo - del 39%.

Soprattutto la crisi mediorientale e la tragedia dei palestinesi della striscia di Gaza rappresentano il motore delle situazione più «focose». Dai disordini di Pisa del 23 febbraio a quanto occorso nella Capitale lo scorso 5 ottobre, la crisi in Medio Oriente ha fatto scendere in strada migliaia di persone nel corso del 2024. In particolare a infiammare le piazze, con alcune manifestazioni in cui si sono registrati anche scontri piuttosto duri con le forze dell'ordine, sono state le mobilitazioni pro Palestina e per chiedere il cessate il fuoco a Gaza.

Dal Viminale emergono dati che meritano una sottolineatura. In totale sono state 12.287 le manifestazioni di piazza nel 2024, il 9,5% in più rispetto al 2023. In 318 casi si sono registrate criticità sotto il profilo dell'ordine pubblico, dato in diminuzione del 20% rispetto al 2023. Complessivamente sono stati 14 gli arrestati e 2.065 i denunciati.

Gli operatori delle forze dell'ordine rimasti feriti sono stati 266, in aumento del 122% rispetto all'anno precedente. Del totale delle manifestazioni 4.602 (+0,7%) hanno riguardato temi politici o elettorali, 4.186 (+39%) questioni occupazionali e 1.873 (+39%) i conflitti in ambito internazionale e soprattutto la crisi in Medio Oriente.

Tra le proteste più accese si registra quella di febbraio a Pisa. Durante un corteo non preavvisato pro Palestina, i manifestanti vengono a contatto con gli operatori di Polizia, schierati a protezione degli obiettivi sensibili. Lo stesso giorno gli scontri, nel corso di un corteo autorizzato, si verificano anche a Firenze.

Tante altre manifestazioni nel corso dell'anno si svolgono senza particolari criticità. La tensione si riaccende con l'autunno e in particolare il 5 ottobre, a Roma, dove i movimenti pro Palestina scendono in piazza nonostante il divieto imposto dalla questura su indicazione del Viminale per i rischi per l'ordine pubblico: nel volantino diffuso sui social dai giovani palestinesi si inneggiava all'eccidio del 7 ottobre. A piazzale Ostiense si radunano circa seimila persone. Ai manifestanti viene concesso di muoversi in corteo solo all'interno della piazza, la tensione sale culminando poi in un violento attacco alle forze di polizia schierate per non far uscire i manifestanti dalla piazza. Seguono scene di guerriglia urbana. Il bilancio è pesante: 34 feriti tra le forze dell'ordine e una ragazza ferita alla testa. Quattro i fermati tra i manifestanti.

Scontri anche a Bologna il 9 novembre quando si registrano due manifestazioni. Da un lato i collettivi antifascisti e dall'altro «Riprendiamoci Bologna - Contro degrado, spaccio e violenza» promossa dalla Rete dei Patrioti a cui partecipa anche CasaPound.

Il contatto tra forze dell'ordine e collettivi avviene quando questi tentano di raggiungere la zona dove si trova la manifestazione dei Patrioti.

Tensione si registra anche il 15 novembre scorso nel corso del No Meloni day a Torino. Durante la protesta un ordigno artigianale viene fatto esplodere causando a diciannove poliziotti un'intossicazione da cloro.

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