Oggi si vota in Arabia Saudita. Di per sé il voto la scelta dei consigli locali - è già un evento in uno dei Paesi meno democratici al mondo. Quello che rende queste elezioni straordinarie è la presenza delle donne, per la prima volta come elettrici e candidate.
Nel 2011, l'ex sovrano Abduallah, sull'onda delle rivolte nella regione, aprì a piccole concessioni: 30 donne furono elette alla Shura il consiglio consultivo più vicino al re , alle donne fu permesso di iscriversi all'università. Quando a gennaio, alla sua morte, è salito al trono il fratello Salman, 79 anni e più conservatore, le decisioni dell'ex sovrano non sono state rovesciate. E anche se oggi in molti sostengono che l'accesso alle donne al voto locale sia uno sforzo di PR per dimostrare come Riad sia impegnato sulle riforme, senza in realtà cambiare nulla, i numeri delle candidature femminili raccontano un nuovo entusiasmo. Sono 979 le candidate, 284 i consigli municipali da riempire. Purtroppo però, se il numero delle sfidanti è elevato, le aspettative sull'affluenza parlano di segregazione. Su 20 milioni di cittadini, gli elettori maschi registrati, secondo il sito del governo sono 1.355.840, le donne 130.637. Secondo Human Rights Watch, che ha definito queste elezioni «una pietra miliare», ricordando però come l'Arabia Saudita continui a discriminare con «una miriade di leggi, politiche e prassi», le donne avrebbero problemi persino a registrarsi al voto. Gli uffici appositi sono spesso solo per uomini, quelli per donne sono un terzo. E la campagna delle candidate non è stata semplice. Le foto degli sfidanti sono vietate (anche quelle degli uomini), le donne non possono parlare a comizi aperti ai due sessi, e quando accade si rivolgono al pubblico da dietro una parete divisoria. Per comunicare con gli elettori ci sono portavoce uomini, oppure i social network.
In un Paese in cui le donne non possono guidare, per viaggiare all'estero o iscriversi all'università occorre loro l'assenso di un guardiano marito, fratello, padre o figlio l'accesso a questo voto resta un momento significativo. «Abbiamo iniziato e continueremo», è lo slogan di Rasha Hefzi, candidata a Jeddah, scrive il Guardian.
La lotta femminista sta nel presentarsi ai seggi e al voto, non è nell'agenda elettorale: le candidate si sono focalizzate sui temi locali e fanno campagna per più spazi verdi, asili nido, biblioteche di quartiere, il riciclaggio dei rifiuti- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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