Roma. «Il presidente l'abbiamo fatto, adesso bisogna rifare il centrodestra». I Grandi Elettori di Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia si avvicinano all'ultima votazione con umori differenti. La giornata è stata lunga, ha seminato tensioni, allargato solchi e distanze. «Il futuro del centrodestra? Quale centrodestra?» polemizza Ignazio La Russa. E in Transatlantico gli eletti di Giorgia Meloni si rivolgono ai leghisti lasciando cadere qualche provocazione: «Dai, fai uno scatto d'orgoglio, vota per Nordio...».
Le scorie da smaltire sono molte e si sono accumulate velocemente, in meno di 24 ore. La prima scossa tellurica è arrivata con il flop della candidatura Casellati e con le accuse rivolte dagli alleati verso Forza Italia e le formazioni di Centro. Una votazione seguita da un vertice acceso nei toni in cui i vari partiti hanno messo in fila le loro preferenze. Se Forza Italia puntava su Pier Ferdinando Casini e in seconda battuta su Sergio Mattarella, la Lega riteneva a quel punto che la continuità rappresentata dal presidente in carica potesse rappresentare una soluzione. Giovanni Toti era schierato per Casini, Mattarella o Mario Draghi, Giorgia Meloni invece aveva detto chiaramente di non essere disposta a votare il Capo dello Stato uscente, «piuttosto andate su Draghi che io comunque non voterò». Un quadro complesso da comporre che porta in serata al lancio delle ipotesi rosa, Belloni e Cartabia. Una fuga in avanti che fa scattare la reazione di Forza Italia e di Silvio Berlusconi che inizia a trattare direttamente con Enrico Letta.
«L'unica cosa su cui eravamo tutti d'accordo nell'ultima riunione del centrodestra era il no a Mattarella: ci avevamo anche scherzato e invece oggi scopro che le posizioni sono cambiate», commenta Giorgia Meloni. «Mi aspettavo che il centrodestra avesse molto più coraggio per eleggere un presidente distonico rispetto agli ultimi». La svolta arriva mentre è in corso il settimo voto, quando Matteo Salvini, dopo una telefonata con Mario Draghi dà il via libera al Mattarella bis. Berlusconi chiama l'inquilino del Colle: «Gli ho assicurato il sostegno di Forza Italia». La Meloni punta il dito contro Salvini: «Non voglio crederci, Salvini chiede a tutti di pregare Mattarella di tornare». Antonio Tajani individua una nota positiva nel «forte coordinamento dimostrato dall'area popolare, mi auguro che possa andare avanti», dice riferendosi all'asse con Udc, Coraggio Italia e Cambiamo, da cui nelle ultime ore ha ricevuto la delega a trattare. Nella Lega invece si cerca di stemperare le tensioni, «con gli alleati ci sarà modo di tornare a dialogare. Giorgetti? Le sue perplessità sono un modo per condividere la sconfitta e ripartire insieme, la fiducia dal segretario l'ha già ricevuta».
Dentro Forza Italia a posteriori si ragiona sull'errore tattico di aver raccontato all'elettorato che fosse davvero possibile imporre un candidato di centrodestra, ma «anche Fratelli d'Italia deve capire che giocare in solitaria rischia di rivelarsi la classica vittoria di Pirro perché senza una maggioranza forte difficilmente il Capo dello Stato assegnerebbe l'incarico alla Meloni». L'operazione Mattarella richiama a un altro grande tema: quello della legge elettorale. Giorgia Meloni teme che sotto traccia Forza Italia e centristi siano pronti a fare l'accordo con la sinistra sul proporzionale e avverte: «Questo centrodestra è da rifondare».
Nella Lega, però, sotto traccia qualche riflessione sul proporzionale inizia a farsi strada, in particolare tra qualche colonnello vicino a Giorgetti. Difficile però comprendere ora se sia uno spiraglio reale o una minaccia da tenere in piedi per contenere il competitor sovranista, deciso a capitalizzare in termini di consenso la propria scelta identitaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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