Anche i militari si schierano contro la riforma. Giallo sulle voci diffuse alla stampa

Prosegue lo sciopero dal servizio mensa nelle caserme sul riordino delle carriere

Anche i militari si schierano contro la riforma. Giallo sulle voci diffuse alla stampa

È scontro tra governo e militari sul riordino delle carriere. Tanto che moltissimi soldati, da lunedì, attuano l'astensione facoltativa dal servizio mensa. Un modo per manifestare il proprio dissenso, visto che agli uomini in divisa, per legge, non è consentito scioperare che, solo nella prima giornata, ha toccato il 70% delle adesioni in tutte le caserme d'Italia.

Il malcontento è così tangibile che, lo abbiamo raccontato in un articolo uscito venerdì su Il Giornale, alcuni rappresentanti delle forze armate «hanno lasciato intendere che voteranno No il prossimo 4 dicembre al referendum». Un pezzo che ha indotto il generale Paolo Gerometta, presidente del Cocer interforze, a «rassicurare gli animi» specificando che «il Cocer, dopo il recente confronto con lo Stato Maggiore della Difesa, sta sviluppando una serie di propri approfondimenti e proposte volti a migliorare le iniziali bozze di lavoro» e a spiegare che «il rispetto per le istituzioni e per i doveri derivanti dallo status specifico di militari non si prestano né a personali e neanche a spontanee interpretazioni».

Le dichiarazioni di voto di alcuni, appare chiaro, hanno creato imbarazzo tra gli alti gradi della Difesa. Gerometta, in realtà, si è dimenticato di dire che ha parlato a suo nome, visto che il comunicato non è frutto di una riunione del Cocer, come previsto dalla legge, nel cui ambito i documenti si votano all'unanimità. Come non lo è un secondo comunicato uscito domenica, giorno in cui è difficile che la rappresentanza possa essersi riunita, su alcune agenzie, in cui un sedicente Cocer comparto Difesa afferma che i «militari» sul «riordino delle carriere oggi vedono finalmente uno spiraglio con cui affrontare e risolvere le loro numerose problematiche funzionali», per poi proseguire con un «usare il malcontento di alcuni e generalizzare sulla contrarietà alla riforma costituzionale è strumentale e rappresenta un pessimo modo di fare giornalismo». Peccato che sul «pessimo modo di fare giornalismo» non concordino la maggior parte dei rappresentanti del Cocer i quali, il giorno seguente, non hanno tardato a prendere le distanze dai soggetti che hanno mandato illegalmente il comunicato a nome dell'intero organismo di rappresentanza.

«Sulle intenzioni di voto dei militari al referendum - scrivono i delegati del Cocer nazionale sezione Aeronautica, Alessandro Gagliarducci e Francesco Di Pietra - c'è una grave strumentalizzazione di servizi giornalistici che descrivono con verità i sentimenti del personale, esternati dal comunicato stampa. Stigmatizziamo, quindi, dichiarazioni di pochi che accampano posizioni di interi consigli di rappresentanza». La conferma arriva anche dal delegato Cocer interforze Marco Votano il quale spiega che «le dichiarazioni apparse sulle agenzie di stampa il 18 novembre sono pensieri, auspici e impressioni del delegato generale Paolo Gerometta, mentre quelle apparse il 20, l'espressione personale di alcuni delegati». Si sono dissociati anche numerosi altri delegati, tra i quali Girolamo Foti.

«Molti soldati - spiega l'avvocato Leonardo Bitti, legale esperto di diritto militare - hanno scritto alle commissioni Difesa di Camera e Senato per esprimere il loro malcontento, oltre ad astenersi volontariamente dalla mensa». Tanto, a stomaco vuoto, già ce li lascia il governo Renzi.

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