C’è chi, soprattutto tra i promotori, la vuol chiamare “regolarizzazione” senza riconoscere che, nei fatti, si tratta in realtà di una vera e propria sanatoria. Ma le incertezze al momento non appaiono soltanto sulla terminologia. La verità è che sulla proposta volta a riconoscere e sanare la posizione di migliaia di migranti, ad emergere è soltanto la confusione.
È come se la semplice idea di valutare un’ipotesi del genere, abbia poi scoperchiato un autentico “vaso di Pandora” su questo fronte, con diverse soluzioni prospettate dalle diverse anime sia della maggioranza che degli ambienti culturali ad essa vicini.
A lanciare il sasso nello stagno è stata, nei giorni scorsi, il ministro per le politiche agricole Teresa Bellanova. La renziana ha proposto una regolarizzazione, da leggere come autentica sanatoria, per almeno 600.000 migranti. Un modo, secondo l’esponente del governo, per poter intercettare manodopera da impiegare sui campi sempre più in abbandono da quando è iniziata l’emergenza coronavirus. A farle eco è stata la compagna di partito ed ex ministro, Maria Elena Boschi: “Serve manodopera subito e specializzata – ha dichiarato la deputata di Italia Viva – se ci sono italiani in grado di farlo con le capacità necessarie ben vengano, ma è necessario ricorrere anche a chi, purtroppo, questo lavoro l'ha fatto finora in maniera irregolare, stranieri che sono già presenti sul nostro territorio”.
Dal canto suo il Viminale non ha chiuso a questa prospettiva, ma dal dicastero guidato da Luciana Lamorgese sono arrivate linee vocate ad una maggiore prudenza. Secondo diverse fonti del ministero dell’interno, l’intento sarebbe quello di regolarizzare soltanto coloro che hanno già in tasca un contratto. La platea dei potenziali destinatari si abbasserebbe dunque a 200.000 migranti.
E potrebbe essere questa la soluzione di compromesso capace di far tenere alla maggioranza una linea unitaria in materia. Ma proprio quest’ultima idea potrebbe essere invisa ad alcune associazioni da cui, al contrario, ci si aspetterebbe appoggio al governo per attuare in tempi brevi la sanatoria, o regolarizzazione, sui migranti.
Così come si legge in un articolo pubblicato sulla piattaforma del terzo settore Vita, i promotori della campagna “Ero Straniero”, di cui fanno parte Radicali, Acli, federazione delle Chiese evangeliche in Italia assieme ad altre associazioni, hanno giudicato insufficienti le proposte fin qui giunte dalla maggioranza.
“La platea dei destinatari del provvedimento – si legge su Vita – non può essere composta solamente dai lavoratori del comparto agricolo, dove certamente l'attuale mancanza di manodopera che rischia di compromettere la fornitura di generi alimentari ha creato una situazione di emergenza”.
In poche parole, al governo è stato chiesto di estendere il provvedimento anche ad altri comparti e settori lavorativi, ma non solo: le associazioni in questione vorrebbero estensioni di natura temporale, che vadano oltre il periodo lavorativo e che permettano una definitiva regolarizzazione dei migranti. Detta in un termine ben preciso, ad essere chiesta è una vera e propria generale sanatoria, per l'appunto: “Un provvedimento del genere, limitato nel tempo e a determinati settori – si legge ancora – non andrebbe ad intaccare il grosso dell'irregolarità e non contribuirebbe a combattere il fenomeno del lavoro nero nel nostro Paese. Il governo vada fino in fondo: servono soluzioni a lungo termine e più coraggiose”.
Molte idee e confuse: questo è quello quindi che emerge nel dibattito interno agli ambienti della maggioranza.
Tra chi vuole una sanatoria solo per il comparto agricolo, chi invece una regolarizzazione di chi ha già un contratto e chi, come nel caso sopra citato, preme per un intervento più generale, sono più i punti di divergenza che di convergenza in questo istante. E questo potrebbe rallentare ogni iter volto ad arrivare all’approvazione di una nuova norma in materia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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