Sale di nuovo la tensione sull'accordo nucleare iraniano, con minacce reciproche tra Teheran e Washington. E la paura atomica torna in tutto il mondo, anche per la sfida tra Usa, Russia e Cina. Sono di fuoco le parole del capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana Mohammad Eslami: «L'Iran è tecnicamente in grado di costruire la bomba atomica ma questo obiettivo non è al momento in programma». Eslami ha anche criticato Israele per le accuse secondo cui Teheran starebbe costruendo armi nucleari.
Ma i timori che la Repubblica islamica diventi atomica continuano a crescere. L'accordo sul nucleare del 2015 ha iniziato a sgretolarsi quando gli Stati Uniti si sono ritirati e hanno ripristinato sanzioni economiche paralizzanti per Teheran. L'Iran ha più volte ribadito che il suo programma nucleare è per scopi puramente pacifici. Le potenze occidentali e l'organismo di controllo nucleare globale non sono convinti. Il presidente americano Joe Biden ha ricordato che gli Usa «attraverso la diplomazia, in coordinamento con i nostri alleati e partner regionali, hanno presentato una proposta per assicurare un reciproco e pieno ritorno» all'accordo. Biden ha poi sottolineato che anche la Cina ha la responsabilità di «avviare dei negoziati che riducano il rischio di errori di calcolo e dinamiche militari destabilizzanti».
Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che «in qualità di Stato parte» del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari «la Russia segue coerentemente la lettera e lo spirito del trattato». «Non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare e non dovrebbe mai essere scatenata», ha ribadito. Toni preoccupati arrivano anche da Papa Francesco. «L'uso di armi nucleari, come pure il loro possesso, è immorale. Cercare di assicurare la stabilità e la pace attraverso un falso senso di sicurezza e un'equilibrio del terrore conduce inevitabilmente a rapporti avvelenati tra popoli e ostacola il vero dialogo», ha scritto su Twitter. Ma un nuovo giro di colloqui per rilanciare l'accordo avrà luogo «probabilmente presto», ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Nasser Kanani. I colloqui tra Iran, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania iniziati a Vienna il 29 novembre, si trovano da marzo in fase di stallo. Washington e Teheran non hanno contatti diretti ma si scambiano messaggi attraverso l'intermediazione dell'Ue.
Riguardo all'opportunità di uno scambio di prigionieri tra Usa e Iran, Kanani ha fatto sapere che «l'Iran è pronto per una mossa di questo tipo». Anche il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha espresso i suoi timori all'apertura della Conferenza dei 191 Paesi firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare. «Finora siamo stati straordinariamente fortunati» che non ci sia stato un «malinteso» o un «errore di giudizio» che abbia scatenato un conflitto nucleare nel mondo.
«Ma la fortuna non è una strategia né uno scudo per impedire che le tensioni geopolitiche possano degenerare in un conflitto nucleare». Nel suo ultimo rapporto di maggio, l'Aiea ha confermato che l'Iran ha 43,1 kg di uranio arricchito al 60 per cento di purezza. Per un'arma nucleare sono necessari circa 25 kg di uranio arricchito al 90 per cento.
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