«È ancora influente»: Mantovani resta in cella

MilanoMario Mantovani resterà in carcere perché «conserva l'ufficio di consigliere regionale e resta un influente esponente politico nazionale», né il quadro indiziario a suo carico «è in alcun modo attenuato» dall'interim sulla Sanità lombarda assunto dal governatore Maroni.

Con queste motivazioni il gip di Milano Stefania Pepe ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata da Roberto Lassini, legale dell'autosospeso vice governatore. La memoria difensiva si concentra su uno dei filoni dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Mantovani, del suo braccio destro Giacomo Di Capua e del funzionario del provveditorato alle Opere pubbliche Angelo Bianchi: i rapporti con l'architetto Gianluca Parotti, che secondo il pm Giovanni Polizzi avrebbe svolto gratis varie ristrutturazioni in proprietà della famiglia Mantovani in cambio di una serie di incarichi in appalti pubblici. Per la difesa, Parotti non vanterebbe così tanti crediti: «Abbiamo provato che Mantovani ha pagato 160mila euro a Parotti e che l'architetto aveva in uso uno dei locali della villa di Cuggiono». Cioè quella parte di Villa Clerici (di proprietà di Mantovani attraverso la società Spem srl) in cui sorge lo studio-abitazione di Parotti, che ha un diritto di superficie 40ennale.

Lassini ha depositato ricorso al tribunale del Riesame contro l'ordinanza di arresto di 8 giorni fa, e ricorrerà anche contro il rigetto alla scarcerazione di ieri. «Abbiamo dato massima collaborazione nei due interrogatori, senza parlare di giustizia a orologeria e muovendoci su aspetti tecnici: speravamo che i chiarimenti bastassero. Siamo senza parole per il quadro rappresentato».

Secondo il giudice i pagamenti verso Parotti sarebbero diventati regolari per «strategia difensiva» solo dopo la prima perquisizione nel suo studio, di fatto avvisaglia di un'indagine, mentre nel periodo antecedente i versamenti appaiono «discontinui e irregolari negli importi».

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