Dopo l'aborto, i diritti civili tornano a creare tensioni al vertice del G7 a guida italiana. Ad aprire il botta e risposta sui presunti passi indietro sul fronte della comunità Lgbt è Bloomberg, secondo cui nella dichiarazione finale dei leader riuniti a Borgo Egnazia ci sarebbe un «significativo indebolimento» del linguaggio, in particolare riguardo il riferimento alla protezione «dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale» della comunità Lgbt rispetto al precedente comunicato di Hiroshima.
L'agenzia lega questa versione «annacquata» della bozza alla presenza (per la prima volta) di Papa Francesco al vertice dei Sette Grandi, che avrebbe spinto a una maggiore prudenza nella terminologia, ma fonti del governo italiano hanno affermato che «la notizia pubblicata da Bloomberg secondo la quale nel comunicato finale del G7 potrebbe essere tolto ogni riferimento ai diritti delle persone Lgbt è priva di ogni fondamento, e la presidenza italiana smentisce categoricamente questa ricostruzione».
Nel comunicato, di cui i media hanno potuto prendere visione, i G7 esprimono «forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone Lgbtqia+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi». «Condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali - si legge ancora nel testo -. E riaffermiamo l'impegno per l'uguaglianza di genere».
La frase della dichiarazione precedentemente inserita nella dichiarazione di Hiroshima, invece, sarebbe quella che parla di «sostenere la diversità, compresi gli orientamenti sessuali e le identità di genere». Per quanto riguarda invece il paragrafo che ha scatenato le polemiche nelle scorse ore per l'assenza della parola aborto, si afferma che i leader reiterano gli «impegni espressi nel comunicato finale del G7 di Hiroshima per un accesso universale, adeguato e sostenibile ai servizi sanitari per le donne, compresi i diritti alla salute sessuale e riproduttiva per tutti». Il riferimento all'aborto era esplicito negli impegni della dichiarazione al termine del vertice a guida giapponese dello scorso anno (si parlava di accesso all'aborto sicuro e legale), che vengono comunque riconfermati nel documento di Borgo Egnazia.
In un secondo passaggio del comunicato dedicato al capitolo salute, i G7 si impegnano «a promuovere ulteriormente la salute e i diritti sessuali e riproduttivi per tutti e a promuovere la salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale, in particolare per coloro che si trovano in circostanze vulnerabili». La premier Giorgia Meloni ha spiegato all'Ansa che «la polemica sulla presenza o meno della parola aborto nelle conclusioni è del tutto pretestuosa», mentre il presidente americano Joe Biden, cattolico, dopo l'incontro bilaterale con Meloni a margine del vertice ha glissato con i media sul nodo dell'interruzione di gravidanza, e a chi gli chiedeva se avrebbe accettato un comunicato finale senza menzionarlo il presidente americano non ha risposto. La Casa Bianca, tuttavia, ha risposto tramite un alto funzionario alle domande in merito, spiegando che «il comunicato del G7 sarà approvato col consenso di tutti i sette Paesi».
Negli Stati Uniti intanto un sondaggio Gallup mostra che il 32 per cento degli elettori ha intenzione di
votare, per le cariche importanti, soltanto per un candidato che condivida le loro opinioni sull'aborto (con un aumento di 4 punti percentuali dallo scorso maggio e di 8 punti dal 2020, in particolare tra i democratici).
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