Angoscia per Kfir, 10 mesi. Hamas: "Ucciso nei raid"

All'appello mancano l'ostaggio più piccolo, madre e fratello, ma Tel Aviv non conferma la notizia. Liberi 10 israeliani e 6 stranieri

Angoscia per Kfir, 10 mesi. Hamas: "Ucciso nei raid"
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Da una parte il sollievo ieri per la liberazione di altri 10 ostaggi israeliani, 5 ragazzi e 5 donne, insieme a 4 thailandesi e due russe, nel sesto giorno di tregua, dopo 54 giorni di prigionia. Dall'altra l'angoscia per il più piccolo dei rapiti, Kfir Bibas, 10 mesi, ciuccio e capelli rossi, diventato il simbolo delle atrocità di Hamas, rapito il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz con il fratello Ariel, 4 anni, la madre Shiri e il padre Yarden. Una scena straziante quella del sequestro, immortalata in un video in cui si vede mamma Shiri piangere mentre stringe forte a sé i suoi piccoli. I terroristi hanno portato i Bibas nella Striscia di Gaza ma hanno separato madre e figli dal papà. Ed ecco la notizia che ha acuito lo choc ieri: le Brigate Al Qassam, ala militare di Hamas, hanno annunciato che i tre Bibas, la mamma e i due bimbi, assenti anche ieri dalla lista degli ultimi liberati, sarebbero morti, prima della tregua, sotto i bombardamenti israeliani, durante i quali dicono siano rimasti uccisi 60 ostaggi.

Una notizia deprimente per un Paese che da giorni aspetta il ritorno di Kfir come simbolo di un ritorno alla speranza sul futuro. Eppure nulla è ancora certo, tranne che Hamas ha ceduto i tre Bibas a un altro gruppo terroristico, forse il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, come ha riferito l'esercito.

Israele tiene la massima cautela, non conferma l'informazione, in attesa di prove, e spiega di essere al lavoro per «controllare la fondatezza» delle dichiarazioni degli islamisti. Un precedente aiuta a scacciare i più foschi pensieri: Hana Katzir, 77 anni, anche lei del kibbutz di Nir Oz, era stata data per morta sotto i raid israeliani dalla Jihad islamica ed è invece stata liberata nel primo giorno di tregua. L'Esercito ha informato i parenti dei Bibas dell'annuncio dei miliziani palestinesi pur se ancor privo di riscontri - ha garantito che continuerà a sostenerli, come tutti i famigliari degli ostaggi, e ha commentato: «Hamas continua ad agire in modo crudele e disumano».

I parenti attendono, dopo uno strazio lungo un mese e mezzo: «Speriamo che le informazioni vengano smentite dai vertici militari». Poi ringraziano «il popolo di Israele per il caloroso sostegno», chiedendo «privacy in un momento difficile». Per Benny Gantz, ministro nel Gabinetto di guerra, «l'annuncio di Hamas è parte della guerra psicologica dei nostri nemici».

Da ieri è salito a 100 il numero dei rapiti liberati, fra cui 76 israeliani e 24 stranieri. Tra i rilasciati c'è anche la mamma di Hila, tornata in Israele nei giorni scorsi. Raaya, nonostante gli accordi, non era tornata a casa con la figlia. Liberate anche due donne di doppia nazionalità israeliana e russa, Elena Trupanov, 50 anni, e sua madre Irena Tatti, 73, di Nir Oz, consegnate «in segno di rispetto Putin». In mano agli integralisti ci sono ancora circa 157 ostaggi. In cambio degli ultimi 10 sono stati liberati altri 30 detenuti palestinesi, tra cui l'icona delle proteste in Cisgiordania, la 22enne Ahed Tamimi.

Mentre a Gaza l'esercito uccide 3 palestinesi che «minacciavano le forze israeliane», resta l'attesa per la sorte degli altri rapiti. Al limbo si aggiunge la crescente insofferenza per Benjamin Netanyahu.

I leader dei kibbutz Be'eri e Nir Oz si sono rifiutati di partecipare all'incontro organizzato dal capo del governo con i rappresentanti delle comunità colpite. Netanyahu è stato contestato: «Avevamo creduto alle sue promesse di sicurezza». In mattinata alcuni famigliari degli ostaggi hanno bloccato l'accesso alla Knesset e sono stati sgomberati, una donna arrestata.

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