Si mettano il cuore in pace i parigini o tirino piuttosto un sospiro di sollievo. Anne Hidalgo (nella foto) non si candiderà per un terzo mandato come sindaco di Parigi nel 2026, preferendo appoggiare il senatore del PS Remi Feraud per preparare la sua successione. Con largo anticipo, attraverso un' intervista al quotidiano Le Monde, il sindaco socialista annuncia: «Non mi candiderò per un terzo mandato. È una decisione che ho preso molto tempo fa». «Ho sempre creduto che due mandati fossero sufficienti per realizzare un cambiamento profondo». Cambiamento - diranno i parigini più pignoli- che non si è visto. Ma non solo: il secondo mandato è coinciso con i Giochi Olimpici e Paralimpici la scorsa estate e in molti, a partire dagli atleti che si sono ammalati per i bagni forzati in una Senna inquinata, non possono parlarne benissimo. Di lei in realtà non si è mai parlato particolarmente bene. A leggere i ritratti pubblicati dalla stampa francese durante il suo mandato, i libri di inchiesta sulla sua incapacità amministrativa e anche il gradimento rilevato dagli istituti di sondaggi, Anne Hidalgo è sempre sembrato un sindaco impopolare, a tratti detestato, soprattutto dalla destra che definisce i suoi metodi «brutali» e «autoritari». La guerra alle auto è diventata presto un tratto distintivo del suo mandato: gli spazi dedicati alle bici si sono moltiplicati su tutti i grandi assi di circolazione interna alla città, e parte del centro è stato pedonalizzato, in particolare la rive droite della Senna, chiuso alle macchine per quasi 4 chilometri. Una decisione che non ha inciso negativamente per due ragioni: i pendolari non votano, perché il comune di Parigi è molto piccolo, e meno della metà dei parigini possiede un'auto, e anzi vive l'invasione del traffico come una seccatura. Il bilancio di Anne Hidalgo è giudicato da alcuni fallimentare anche per la sua incapacità di porre un freno all'aumento dei prezzi delle case anche a causa dell'esplosione di Airbnb. Intanto, a meno di un anno e mezzo dalle elezioni comunali, Hidalgo assicura che sarà «sindaco fino all'ultimo giorno, con la stessa energia» di quando ha preso il posto del socialista Bertrand Delanoe nel marzo 2014, diventando la prima donna a guidare Parigi. La sua storia politica deve molto a Delanoe. Tredici anni in una delle giunte più apprezzate da parte dei parigini non sono pochi, e le hanno permesso di vivere di rendita per i primi anni del suo primo mandato, assolutamente in continuità con quello di Delanoë. Ha dichiarato di voler annunciare la sua decisione «con sufficiente anticipo» per «rispetto» dei parigini e per preparare «un sereno passaggio di consegne» guidato dal senatore socialista Remi Feraud, uno dei suoi più convinti sostenitori. E di lui ha detto: «ha la solidità, la serietà e la capacità di unire le persone» necessarie per diventare sindaco di Parigi.
L'annuncio arriva una settimana dopo che il suo ex vice, Emmanuel Gregoire, con cui è ai ferri corti, si è dichiarato candidato per «allentare le tensioni» e diventare «il sindaco della riconciliazione per i parigini». Il 46enne deputato del PS, che ha inflitto una pesante sconfitta all'ex ministro Clèment Beaune alle elezioni legislative, ha già ricevuto il sostegno di 450 attivisti della federazione socialista di Parigi.
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