C'era una volta il governo Barnier. Che doveva esser già nato, e invece la gestazione si complica. Tarda, ancora. E rischia di trasformare un politico raffinato come Michel Barnier in un barzellettiere. Giovedì il presidente aveva infatti ricevuto il suo elenco di nomi all'Eliseo. Ma è subito scattato un prevedibile cortocircuito. I parlamentari della compagine macroniana (che sono poi quelli che dovrebbero votare l'esecutivo in Aula assieme a centristi e neogollisti) hanno tramutato in maionese impazzita il menù non ancora servito ai francesi: che aspettano da due settimane. Nel mirino dell'ala gauche dei macroniani, in particolare, è finita la scelta d'affidare il ministero della Famiglia a Laurence Garnier, senatrice neogollista nota per aver partecipato alla Manif pour Tous, una delle sigle pro vita più note di Francia. Dichiaratamente antiabortista, tanto da essersi schierata contro l'inserimento del diritto all'interruzione di gravidanza in Costituzione voluto da Macron, Garnier ha scombussolato gli equilibri. Ma era quella la direzione di Barnier; pronto ora a cedere all'ennesimo compromesso. Fuori Garnier, dovrebbe essere invece mantenuta l'altra figura che ha allertato le sinistre: Bruno Retailleau, capo dei senatori neogollisti indicato come ministro dell'Interno. Sull'immigrazione è più vicino a posizioni lepeniste che non a quelle più moderate del suo stesso partito, oltre ad aver mostrato analoghe idee della collega già messa da parte: entrambi, per dire, votarono insieme in Senato per «curare» le persone omosessuali, bisessuali o lesbiche e per «convertirle» all'eterosessualità.
Il capo dello Stato aveva garantito a Barnier indipendenza. Ribadita ieri, ma solo dopo aver disinnescato la «lista» minata da personalità dichiaratamente conservatrici: «È il suo governo - ha detto Macron in serata - lui lo costruisce, nel quadro della missione che gli ho affidato nell'interesse del Paese, e lo sta facendo in piena libertà, bisogna lasciarlo lavorare». Parole che contrastano con gli ultimatum: registrati da entrambi i fronti. La «lista» sarà emendata.
I centristi Modem, dopo vari tergiversamenti, ieri hanno accettato di farne parte chiedendo di ri-bilanciarla al centro. Psicodramma sfiorato, e non ancora del tutto scansato. «Ultimi aggiustamenti in corso», filtra da Matignon. Stasera o domani è atteso l'elenco definitivo. Con già mille domande sull'eventuale durata.
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