Ape Piaggio, addio all'Italia. Ora volerà soltanto in India

Per 76 anni ha soddisfatto i mini-trasporti, ma oggi costi troppo elevati per adeguare il veicolo agli standard Ue

Ape Piaggio, addio all'Italia. Ora volerà soltanto in India
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L'Ape Piaggio, uno dei simboli del boom economico italiano del Dopoguerra, il motofurgone derivato dai primi modelli della Vespa e venduto nelle varie versioni in oltre 6 milioni di esemplari nel mondo, chiude la sua storia italiana dopo 76 anni. Dallo storico polo industriale Piaggio a Pontedera, nel Pisano, la produzione viene infatti trasferita nello stabilimento indiano.

Una decisione obbligata, presa a malincuore dal gruppo guidato da Matteo e Michele Colaninno, originata da motivi puramente economici: troppo costoso adeguare il veicolo agli standard richiesti dall'Ue, considerando il volume dei pezzi prodotti; da qui la decisione di convertire le linee di produzione dell'impianto toscano per realizzare altri modelli più richiesti dal mercato come il furgoncino Porter.

La messa a punto della gamma, secondo le norme di Bruxelles, avrebbe inoltre portato a un innalzamento dei listini dagli attuali 6mila ad almeno 10mila euro, un prezzo considerato eccessivo. L'Ape, a questo punto, avrà un futuro in India, per il mercato locale e per quello africano, dove i vincoli in materia di emissioni sono meno severi. Non una delocalizzazione all'estero, dunque, ma una riconversione industriale.

Per il «tre ruote» progettato nel 1948 l'addio non sarà immediato. Le vendite a rilento ne hanno aumentato la disponibilità nelle concessionarie e chissà se, alla luce della svolta dal 2025, andrà ad arricchire il parco mezzi dei collezionisti.

Gli appassionati non mancano e periodicamente vengono organizzati dall'Ape Club d'Italia diversi raduni, come l'«EuroApe» e l'«Aperigiro», con protagonisti gli esemplari più datati e curiosi.

Corradino D'Ascanio, il geniale progettista aeronautico anche della Vespa, spiegava con queste parole l'idea che ha portato all'Ape: «Si trattava di colmare una lacuna nei mezzi di locomozione utilitaria del Dopoguerra, portando sul mercato un motofurgone di piccola cilindrata, di limitato consumo e di modesto prezzo di acquisto e di manutenzione, facile alla guida, manovrabile nel più intenso traffico cittadino. Soprattutto adatto, sollecito e pronto al trasporto a domicilio della merce acquistata nei negozi».

Chi ha vissuto gli anni in cui l'Ape era una costante nel traffico, ben si ricorda il suo utilizzo. C'era chi, ad esempio, finito il turno di lavoro e ripulito alla meglio il mezzo, con in bella evidenza la scritta della ditta servita, era solito recarsi all'appuntamento con la propria fidanzata: un impiego anche sentimentale. Per non parlare del ruolo di «attore» o «comparsa» in alcuni film passati alla storia («Vacanze romane», «Il sorpasso») e anche in serie tv di successo. Un Ape Piaggio, inoltre, fa parte del parco delle «Papamobili» in Vaticano. A disposizione di Francesco, che da cardinale utilizzava spesso i mezzi pubblici, c'è anche un Ape in versione Calessino, dono di Piaggio nel 2008. È lo stesso Ape che era stato esposto nello stand del Vaticano alla Biennale di Venezia. Anche il Quirinale, all'epoca della presidenza di Giorgio Napolitano, aveva ricevuto un «Calessino». E sicuramente lo showman Fiorello ricorderà quando, da ragazzo, con l'Ape andava in giro a vendere la lattuga guadagnando così 500 lire al giorno. Stessa cosa per Valentino Rossi che lo utilizzava per divertimento per le vie di Tavuglia.

Dalla sua, questo veicolo ha rappresentato un vero toccasana per il traffico urbano dove il trasporto delle merci era affidato a grossi autocarri di derivazione militare, furgoni costosi, ma anche tricicli a pedali e carretti trainati a mano. «Assistiamo a sciami di Ape che scorrazzano... », commenta la memorabile voce di un Cinegiornale in bianco nero.

Ma perché è stato scelto il nome Ape? C'è chi paragona il «tre ruote» alle api, instancabili nella loro laboriosità. Ma all'ape insetto, il veicolo assomiglierebbe anche a causa del muso arrotondato. Corradino D'Ascanio, il suo papà, era inoltre soprannominato «l'ingegnere delle api» per la sua abilità e precisione nel lavoro. Altri, invece, sostengono che il nome Ape sia stato scelto in quanto accattivante, breve e facile da ricordare.

Tra i punti di forza di Ape, la capacità di adattarsi alle disparate esigenze di trasporto in tutto il mondo, diventando famoso per l'efficienza e la praticità nei contesti urbani e rurali.

Nota curiosa: in Sicilia al posto di Ape il «tre ruote» è chiamato «Lapa».

In attesa del trasloco in India, a Pontedera sono già in corso i preparativi per allestire nel Museo Piaggio uno spazio d'onore all'icona Ape. Omaggio più che meritato.

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