Appalti pilotati e mazzette al Miur: "Tre milioni di euro all'ex capo Boda"

La dirigente avrebbe garantito in cambio lavori per 23 milioni

Appalti pilotati e mazzette al Miur: "Tre milioni di euro all'ex capo Boda"

Ci andavano giù pesanti con le richieste o forse accettavano semplicemente «regali». Ma di certo non dicevano «no» Giovanna Boda, 48 anni, che era a capo del dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell'Istruzione e alcuni suoi collaboratori.

La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta su diversi episodi di corruzione legati agli appalti al Miur e rischiano il processo l'ex dirigente, insieme all'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e altre 13 persone, che a seconda delle posizioni potrebbero dover rispondere di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, turbata libertà d'incanti.

Secondo l'accusa Boda & C avrebbero intascato tre milioni e duecento mila euro in cambio di appalti per 23 milioni da parte dello psicoterapeuta Federico Bianchi di Castelbianco.

Mazzette elargite tra il 2018 e il 2021, per ottenere lavori da parte del Ministero, come dimostra l'inchiesta del pm Carlo Villani. La donna il 14 aprile 2021 aveva addirittura tentato il suicidio dopo che la polizia aveva perquisito la sua casa in centro a Roma e il suo ufficio al ministero. Dopo un incontro nello studio del suo avvocato, si era lanciata dalla finestra del secondo piano nel cortile di uno dei palazzi di Piazza della Libertà ed era stata ricoverata in gravissime condizioni al Gemelli. Ma si era salvata. Ora si è scoperto che lei e i collaboratori non avrebbero preso solo denaro, ma anche un motorino, un computer, trattamenti medici, viaggi, avrebbero ricevuto lavori di ristrutturazione e case in montagna.

Il referente del ministero su cui l'imprenditore faceva leva era proprio Boda, dal quale otteneva appalti milionari per progetti scolastici. In cambio lui era molto generoso e tra i doni compare perfino una Mercedes a noleggio con autista, per un valore 47 mila euro e l'affitto di un appartamento per 27mila euro alle spalle del parco di Villa Borghese del quale hanno beneficiato tra il 2020 e il 2021 i genitori della donna. Del resto Boda faceva del suo, secondo l'accusa, favorendo Bianchi di Castelbianco nella selezione dei progetti scolastici, contando anche sulla segretaria Valentina Franco, l'autista Fabio Condoleo, i collaboratori Panatta, Vincenzo Persi, Nicola Cirillo e Massimo Mancori, che per il pm erano «consapevoli dell'accordo corruttivo». E così l'imprenitore, al quale erano riconducibili tre società e la fondazione «Minori Informazione Tutela Educazione», si sarebbe aggiudicata progetti tra il 2018 e il 2021 per 23,5 milioni.

Insieme a Boda gli viene contestato anche il reato di concorso nella rivelazione e utilizzazione di «notizie d'ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete».

Infatti per la procura la dirigente gli avrebbe anticipato via mail, prima della sua pubblicazione, la bozza del bando «per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa», recependo le richieste di modifica da parte dello stesso. Il ministero dell'Istruzione, la presidenza del Consiglio dei ministri e l'Agenzia delle Entrate compaiono come persone offese.

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