Francesco De Remigis
Parigi «Ho un'intolleranza ai crostacei e ai frutti di mare, non mi piacciono le ostriche, non prendo champagne e odio il caviale!». Che un ministro si debba trovare in tv a elencare cibi che non tutti possono permettersi, dicendo di non poterli mangiare o bere per motivi di salute, avrebbe dell'assurdo. Se non fosse che da giorni circolano foto di cene organizzate proprio dal ministro francese dell'Ecologia, con aragoste in bella vista, costosissimi vini e volti riconducibili più alla sua cerchia di amicizie che ad attività istituzionale.
Organizzate all'Hôtel de Lassay in compagnia della moglie, cioè la residenza della presidenza dell'Assemblea nazionale, fanno parte di un mosaico ormai ben delineato che sta facendo gridare allo scandalo una Francia col dente avvelenato verso i potenti. Perché si tratterebbe di cene pagate dai contribuenti, per suoi amici e parenti. Porzioni luculliane, aragoste servite su piatti di lusso accompagnate dai vini pregiati della cantina dell'Assemblea nazionale, una bottiglia di Château d'Yquem del '99 (valore medio 265 euro) o uno Cheval-Blanc 2001 che ne costa circa 550. Dopo le polemiche che lo hanno travolto quattro giorni fa, François De Rugy ha moltiplicato le dichiarazioni ma non è riuscito neppure a convincere i suoi colleghi di governo della sua totale innocenza. I media continuano intanto a scavare tra l'ottobre 2017 e il giugno 2018, pubblicando immagini di almeno una dozzina di cene che all'apparenza non avrebbero alcun legame con quella che era la sua attività istituzionale di allora: presidente della Camera. Lui le definisce «cene di lavoro informali» e si dice pronto a «rimborsare ogni euro contestato», ma altri politici anche del suo stesso schieramento parlano ormai apertamente di «hbris» condannando il ministro. Di fronte al nuovo affaire che coinvolge la compagine macroniana, il premier, dopo tre giorni di acque agitate, ha ordinato un'indagine sui fatti contestati al ministro, che per ora resta al suo posto: «Non c'è ragione di dimettermi». Ma le accuse si rincorrono su più fronti. Il magazine Mediapart ha pure raccontato come De Rugy avesse commissionato dei lavori negli appartamenti privati della sede del suo ministero, in cui abita dalla nomina: conti per 63mila euro che includerebbero un maxi-guardaroba di circa 17mila euro, a suo dire giustificati, poiché il palazzo, l'Hôtel de Roquelaure risalente agli inizi del XVIII secolo, è «elemento del patrimonio francese». Quindi niente Ikea e niente stracci.
Le sue smentite o spiegazioni, punto per punto, non hanno convinto i francesi. A Niort, per esempio, dov'era in visita, gli abitanti gli hanno riservato un'accoglienza goliardica, passandosi di mano in mano un gonfiabile da mare a forma di maxi aragosta chiedendo le sue «dimissioni». Perché le rivelazioni sullo sfarzo a sbafo di De Rugy vanno ben oltre un rimborso spese discutibile come i 4 set di spatole per versare il formaggio con relativi apparecchi per raclette. Entrano nel cuore dell'istituzione francese: oggi il ministero, ieri l'Assemblée. Lì, tra gli invitati, c'erano amici della coppia o loro familiari, e non solo persone istituzionalmente compatibili con una cena «di Stato». A marzo, al ministero, altra «cena informale» con dei lobbisti.
Le accuse si sono allargate anche al suo staff.
La sua direttrice di gabinetto Nicole Klein mercoledì è stata costretta alle dimissioni per aver affittato una casa popolare a Parigi nel 2001: pur non abitandola dal 2006, se l'era tenuta stretta fino all'anno scorso privando una delle circa 200mila persone in attesa di alloggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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