Argentina, rivolta contro le riforme. In migliaia attaccano la linea Milei

Le liberalizzazioni del presidente si scontrano con l'opposizione della popolazione. In piazza i sindacati, rabbia della magistratura

Argentina, rivolta contro le riforme. In migliaia attaccano la linea Milei
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Seconda grande manifestazione contro Milei ieri a Buenos Aires. Non un «cazerolazo» come il 20 dicembre scorso, ma una marcia di fronte al Palazzo di Giustizia argentino con tutti i sindacati peronisti, con in testa la Cgt, la Confederazione Generale del Lavoro, la Cta e la cosiddetta Cta Autonoma. Obiettivo: «abbattere» il decreto di Necessità ed Urgenza (DNU) firmato 8 giorni fa da Milei. Pablo Moyano, leader della Cgt, ha dichiarato che oggi si terrà una riunione del comitato centrale «e verrà approvato un piano di lotta: Milei è il presidente che avrà il maggior numero di marce e scioperi».

Héctor Daer, segretario generale della CGT e presidente di Uniamericas, un sindacato globale del settore dei servizi con 20 milioni di iscritti, ha ripetuto più volte che bisogna «abbattere il Dnu di Milei in Parlamento, nelle strade e nella giustizia». Per la cronaca, ieri tra gli arrestati per «violenza» anche un dirigente della Cta Autonoma e ferito un poliziotto. «È importante mettere insieme un fronte comune che ci permetta di non avere licenziamenti nello Stato», ha invece detto Daniel Catalano, segretario generale del sindacato degli statali (Ate) di Buenos Aires: «Dobbiamo fermare Milei». Per il leader del trotzkista Polo Obrero, Eduardo Bellibioni, la marcia è solo «un primo passo. Faremo una, dieci, cento o mille altre marce per sconfiggere il Dnu perché Milei ha fatto più danni in 17 giorni di quanto ne abbiano fatti altri in 10 anni». Uno dei sindacati più presenti ieri era quello della magistratura. Schierati davanti al Palazzo di Giustizia, i militanti dell'Unione dei Dipendenti della Giustizia della Nazione si sono fatti molto sentire gridando sotto un sole cocente (40 gradi): «Chi non salta ha votato per Milei».

Ma cosa promulga Milei nel suo megadecreto? Ha abrogato la legge sui prezzi dei supermercati affinché lo stato smetta di controllarli e ha modificato quelle che impediscono la privatizzazione delle società pubbliche. Inoltre ha modificato il Codice civile e commerciale per rafforzare la libertà contrattuale. Poi ha introdotto la prescrizione sanitaria elettronica per semplificare il servizio e ridurre al minimo i costi e cambiato il regime delle aziende farmaceutiche per promuovere la concorrenza. Modificata anche la legge sulle società di calcio: potranno diventare società per azioni, se lo desiderano. Deregolamentati i servizi internet via satellite e il settore turistico. Integrati gli strumenti digitali per la registrazione delle auto.

Dieci minuti dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, lo scorso 21 dicembre, il Dnu di Milei era già stato impugnato di fronte alla giustizia. Non c'è mai stato alcun Dnu non applicato dal 1983. Vedremo che farà Esteban Furnari, giudice noto per essere stato nominato da Néstor Kirchner. Se venisse affossato, Milei ha annunciato che farà un referendum per approvare il megadecreto.

Il presidente ha inoltre inviato al Parlamento una legge di oltre 600 articoli che «include riforme profonde, necessarie e urgenti». A decidere sarà l'Aula, in sessioni straordinarie fino a fine febbraio 2024.

Al suo interno proposte per riformare le funzioni dello Stato in materia fiscale, lavorativa, penale, energetica ed elettorale, oltre alla modifica dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. Sarà un gennaio caldo in Argentina.

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