È stata una visita altamente simbolica, quella del neo «governo» dell'Ue ieri a Kiev. Nel primo giorno di mandato della nuova Commissione, entrata in carica proprio ieri dopo il Sì dell'Europarlamento, riecco la delegazione continentale: l'arrivo in treno, le strette di mano con il presidente Zelensky, le foto opportunity. Stesso copione delle precedenti missioni, ma parole (e volti) diverse. Non tanto quelle del presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa («Siamo venuti per dare un messaggio chiaro, siamo al fianco dell'Ucraina e continueremo a darle pieno sostegno») ma quelle ben più dure nei confronti di Mosca dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, la estone Kaja Kallas. «L'Ue vuole che l'Ucraina vinca questa guerra», ha tagliato corto la «ministra degli esteri» dell'Ursula bis: «Inviare soldati? Non bisogna escludere nulla».
Esternazione che ha creato malumori anche in seno ai 27 Paesi membri. In vista del Consiglio europeo del 19 dicembre non c'è ancora un ordine del giorno, ma si parlerà anche di dialogo con la Russia. Se l'idea era di mostrare i muscoli, Kallas è andata a segno. Prima uscita seguita però dal gioco al rialzo del presidente ucraino: realista sull'ipotesi di soldati europei a Kiev («Non chiederemo mai di inviare truppe, altrimenti la metà dei nostri alleati interromperebbe il sostegno», ha detto Zelensky in conferenza stampa) ma con richieste esplicite sul coinvolgimento della Nato negli eventuali negoziati con Mosca. «L'invito ad aderire è necessario per la nostra sopravvivenza», ha ribadito Zelensky, spingendo l'Ue a portare anche la Nato a un tavolo, e con un ruolo di primo piano.
La strategia del neosegretario generale dell'Alleanza atlantica, Mark Rutte, è però tutta da disegnare in attesa dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca a gennaio. La cautela espressa finora dall'olandese lascia intendere che non ci saranno proclami neppure al vertice Nato di domani convocato per potenziare gli aiuti a Kiev. Assistenza militare assicurata, ma poco altro. Troppe le variabili e le incognite, per far promesse.
Per Zelensky, tregua e negoziati possibili solo dopo che l'Ucraina sarà rafforzata con un pacchetto sufficiente di armi, incluse quelle a lunga gittata per colpire in territorio russo le postazioni da cui partono molti attacchi, e dopo l'invito a entrare nella Nato. «Perché la Russia ora ha i nordcoreani, l'Iran e altri alleati mentre noi siamo soli sul campo di battaglia».
Anche ieri, droni su Kiev e attacchi a macchia di leopardo. Putin ha risposto alla visita Ue portando i piani di spesa militare a livelli record: il 32,5 per cento del bilancio 2025 sarà destinato alla difesa, 13,5 trilioni di rubli pari a 145 miliardi di dollari. Un'impennata rispetto al 28,3 per cento dell'anno in corso. Poi l'annuncio di conquista di altri due villaggi nella regione orientale di Donetsk; snodo centrale per i trasporti, ora alla portata. Zelensky ha ribadito l'Sos all'Ue. I gialloblù resistono, ma cadono sotto la forza di fuoco dello zar che ieri ha attaccato pure con un missile balistico Iskander. Secondo Mosca, 255 militari uccisi a Kursk nelle ultime 24 ore; 37 mila nell'intero periodo di combattimento nell'area dove ora Kiev colpisce con gli Atacms statunitensi.
Una «tremenda sequenza di morti, violenze, distruzioni» stigmatizzata all'Angelus anche da Papa Francesco con l'ennesimo appello: la responsabilità della pace è di tutti. Costa ieri ha abbracciato Zelensky, fermo sul punto: non riconosceremo mai l'occupazione russa. Poi il chiarimento Usa: «Spetta all'Ucraina decidere» eventuali concessioni territoriali. Non ancora alle viste.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.