Arriva il conto per Woodcock: "Procedimento disciplinare"

Il pg della Cassazione ha chiesto il giudizio al Csm. Nel mirino un interrogatorio e le critiche alle toghe romane

Arriva il conto per Woodcock: "Procedimento disciplinare"

A desso non è più soltanto un’ipotesi. Per Henry John Woodcock è stato chiesto il giudizio disciplinare. Il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, che stava valutando le presunte scorrettezze svolte dal magistrato napoletano nell’ambito dell’inchiesta Consip, ha chiesto al Consiglio Superiore della magistratura di fissare la data dell’udienza. E il giudizio disciplinare potrebbe anche concludersi con il trasferimento d’ufficio del pubblico ministero protagonista di tante inchieste finite in prima pagina.

Il procedimento era stato aperto dal Pg in seguito ad un’intervista rilasciata da Woodcock a Repubblica sull’indagine relativa ad un mega appalto della centrale acquisti della pubblica amministrazione, partita da Napoli e poi trasmessa a Roma per competenza, che ha anche coinvolto Tiziano Renzi, il papà dell’ex premier. Le due Procure sono sempre state in contrasto sul modo di condurre quest’inchiesta delicatissima, che ha sfiorato il Giglio magico dell’ex premier Matteo Renzi, toccando persino suo padre Tiziano e il ministro dello Sport Luca Lotti, e che ha portato i magistrati della capitale a togliere le indagini ai carabinieri di riferimento di Woodcock, quelli del Noe, e a mettere sotto inchiesta il capitano Giampaolo Scafarto, accusato di aver manipolato la trascrizione di un’intercettazione di Babbo Renzi. Anche Woodcock, in corso d’opera, era finito indagato dalla Procura di Roma per falso in concorso con Scafarto, poi l’indagine è stata archiviata.

Adesso sarà il Csm a «processare» i suoi metodi di indagine, perché sotto accusa non sono soltanto le sue esternazioni al quotidiano fondato da Scalfari, ma anche il modo in cui ha condotto l’interrogatorio di Filippo Vannoni. L’ex consigliere economico di Palazzo Chigi, infatti, è stato ascoltato come testimone da Woodcock e dalla sua collega Celeste Carrano (alla quale è stata rivolta la stessa contestazione disciplinare), invece che come indagato. E questo gli avrebbe precluso la possibilità di farsi assistere da un avvocato. «Una grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile», secondo il capo di incolpazione. L’interrogatorio risale allo scorso 21 dicembre e si era reso necessario dopo che Vannoni era stato indicato dall’ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, come una delle persone - oltre a Lotti, al comandante dei carabinieri Tullio Del Sette e a quello del numero uno dell’Arma in Toscana Emanuele Saltalamacchia, tutti poi finiti nel registro degli indagati - che lo avevano avvertito dell’indagine in corso, compromettendo il lavoro degli investigatori. Per la Procura generale, ascoltando Vannoni come testimone Woodcock avrebbe violato i doveri di imparzialità e delle norme del codice di procedura penale, poiché ci sarebbero stati i presupposti per indagarlo, dal momento che era stato indicato come una delle talpe, esattamente come accaduto a Lotti, Del Sette e Saltalamacchia, tutti accusati di rivelazione di segreto d’ufficio.

Per quanto riguarda invece i virgolettati comparsi nell’intervista a Repubblica in cui Woodcock parlava a ruota libera del fascicolo Consip, il magistrato avrebbe violato le direttive del procuratore reggente di Napoli, Nunzio Fragliasso, che si era raccomandato di mantenere un basso profilo con gli organi di informazione per non interferire con

l’attività dei colleghi romani che avevano ereditato l’inchiesta facendo delle scelte investigative diverse, che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Tiziano Renzi e all’avocazione dell’indagine al Noe.

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