Trattare a oltranza per l'aumento di 85 euro destinato agli stipendi degli statali, congelati da un settennato.
Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia risponde presente nella corsa verso il referendum dell'esecutivo, e annuncia per oggi, con sfacciato tempismo, la convocazione dei segretari di Cgil, Cisl e Uil per firmare l'accordo per il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici. «Spero che sia una giornata produttiva e proficua per segnare un risultato importante per il nostro Paese, per la pubblica amministrazione, per i cittadini e per i lavoratori pubblici», l'auspicio della ministra in mattinata.
L'annunciato accordo però non scalda affatto i cuori dei lavoratori Usb, già sul piede di guerra per essere stati esclusi dal tavolo delle trattative e adesso molto poco diplomatici nel dare una definizione tranchant dell'accordo in pectore: truffa a fini elettorali. «La ministra annuncia di voler andare avanti a oltranza per mettere a punto l'accordo», spiega Luigi Romagnoli, dell'esecutivo nazionale Usb Pubblico impiego, «in modo da poter portare a casa, a fini elettorali, un risultato politico ottenuto con il solito sostegno delle organizzazioni sindacali complici, che non lesinano assist al governo a pochi giorni dal referendum costituzionale». Quanto al merito dell'accordo, a quegli 85 euro di aumento medio pro capite, Romagnoli non è più tenero: «Quei soldi, lordi, andranno a regime non prima del 2018, dopo 9 anni di blocco dei contratti, e sono del tutto insufficienti a risarcire anche parzialmente» i mancati aumenti degli ultimi sette anni. Insomma, una mancia.
L'ultima di una serie di erogazioni piovute dall'esecutivo che ha messo mano alla spesa pubblica per tentare di spingere il «sì» al referendum, ma anche, prima della riforma, per riguadagnare consenso, come fu per il celebre bonus da 80 euro, che pur destinato solo ai lavoratori dipendenti a basso reddito, per non saper né leggere né scrivere il governo ha confermato anche per il prossimo anno. Strizzano l'occhio alle famiglie anche il bonus «mamme domani», che per il 2017 riconosce un contributo di 800 euro alle donne al settimo mese di gravidanza, e quello per gli asili nido, 1.000 euro sempre per il 2017. Ai dipendenti pubblici, oltre agli 85 euro che la Madia promette essere in dirittura d'arrivo, l'esecutivo ha dedicato, con «la buona scuola», massicce assunzioni di insegnanti, nuovi o precari stabilizzati, mentre al mondo delle imprese punta il taglio di 3,5 punti percentuali dell'Ires, dal primo gennaio del prossimo anno. Per i pensionati ecco l'intervento sull'estensione della quattordicesima e l'anticipo pensionistico gratuito, che Palazzo Chigi spera spingano gli over 65 a tifare per il «Sì».
Ma l'efficacia «propagandistica» di mance, bonus e prebende è incerta, almeno per un'altra decina di giorni.
Quello che invece è certo è il costo sostenuto dalle casse dello Stato per garantire copertura al pacchetto di misure «acchiapaconsenso». Che cambiano poco la capacità di spesa dei beneficiati, ma in compenso pesano abbastanza sulle nostre finanze, gravate per poco meno di 30 miliardi di euro di spesa pubblica.
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